Rapporto “Climate Change 2007″ e multinazionali

Be’, l’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite conferma l’andazzo: i gas da effetto serra aumentano, la temperatura pure. Il rapporto di valutazione “Climate Change 2007” non offre novità rispetto a quelli pubblicati in queste settimane dalle multinazionali delle assicurazioni e riassicurazioni: Munich Re, Swiss Re, Lloyds di Londra ecc. Potete scaricarli dai rispettivi siti.

Bisogna far qualcosa, dicono tutti. C’è chi fa. Per esempio tre colossi economici assetati di petrolio:

Dupont, che lo usa per trarne prodotti chimici ben più redditizi dei carburanti;
B.P. prima British Petroleum e ora “Beyond Petroleum” (oltre il petrolio), colpito nel portafoglio dal riscaldamento globale con gravi danni in Alaska;
ExxonMobil che nel 2005 e nel 2006 ha dichiarati i maggiori profitti mai realizzati al mondo da una società quotata in borsa e quindi con obbligo di pubblicare i propri bilanci.

Vado nell’ordine:
Dupont: manda a noi giornalisti la dichiarazione della vice-presidente Linda Fisher a sostegno del rapporto appena reso pubblico e ribadisce l’impegno dell’azienda a diminuire le emissioni. Anche perché dal 1990 a oggi le ha già ridotte del 70%, risparmiando – attenzione – 3 MILIARDI di dollari sulle bollette. Una frottola? Non so, ho controllato e risulta dai bilanci che sono pubblici (e pubblicati anche sul suo sito).
B.P.: comunica che, allarmata dai nuovi dati climatici, dà 500 milioni di dollari all’università della California a Berkeley per la ricerca sui biocarburanti e altri sostenibili.
ExxonMobil: organizza dopodomani a Londra una megafesta per VIP durante la quale presenterà una rassegna (a review) che mette in dubbio il rapporto dell’IPCC. Rassegna preparata da una fondazione canadese da essa finanziata. E fa ancora di più, vedi la prossima storiella.