Ultimo giorno per le Oche e per 160 mila tacchini

Oggi era l’ultima puntata delle Oche radiofoniche, la rubrica che facevo dal gennaio 2001 – con un’interruzione da gennaio a maggio 2003 nel passaggio da Radio3-Rai a Radio24 – e pensavo di sentirmi depressa. Quattrocento puntate in Rai, 700 e rotte a Radio 24, sono state più di mille e più di 2500 gli scienziati che sono intervenuti. Mamma quanti!

Invece mi sento libera. Un’amica nota che ho lavorato 6 anni alla Statale di Milano, 6 alla Radio svizzera, 6 come Oca. Ma 25 a Radio popolare, dico io.  Da volontaria, è un’altra storia, dice. Secondo lei, ripeto il ciclo innamoramento, attaccamento e annusamento di cose nuove. Come nel film di Billy Wilder con Marilyn Monroe, The Seven Year Itch, il prurito del settimo anno. Si vede che a me capita ogni sei.

Così sono libera di scrivere regolarmente sul blog. Non da metà febbraio, sarò a San Francisco per un po’. Queste settimane, un po’ latitavo per troppi viaggi e impegni, provo a ricuperare, finché non tornano gli Atomi su D.

Manca poco, e comunque su D oggi c’era l’intervista alla strepitosa virologa aviaria Ilaria Capua. Proprio nel giorno in cui s’è saputo che l’influenza aviaria ha colpito un allevamento inglese di tacchini. Erano 160 mila, poverini.
E poverina Ilaria che ha un bell’avere talento per il multitasking, questa grana in più non le ci voleva.