Il ritorno di Lene Hau

Ne avranno parlato tutti i giornali immagino. Rientro ora dall’estero e non li ho visti.
Comunque è talmente fantastico che se non lo scrivo da qualche parte, scoppio.

Su Nature di oggi, c’è un’altra ricerca di Lena Vestergaard Hau di Harvard. La fisica che per prima aveva rallentato la luce fino alla velocità della mia bici quando sono in forma e in discesa.

In un gas di rubidio a circa -273°C, la luce, mica una bici.

Adesso ha fatto scomparire del tutto un fascio di luce mandato in un altro gas ultrafreddo fatto di due milioni di atomi di sodio. Ha distrutto il fascio – qua la procedura è un tantino complicata – ma in modo che gli atomi conservassero il ricordo del suo passaggio.

Dopodiché ha spostato un po’ di quegli atomi a 160 micron di distanza dal resto, li ha solleticati con un raggio laser per rinfrescarne la memoria e il raggio di luce ci è ricomparso dentro. Si è letteralmente rimaterializzato.

Non mi credete? Ditemelo, e vi mando l’articolo, il suo terzo da premio Nobel e il più tosto. Intanto sul sito del suo lab, c’è una spiegazione dettagliata.
http://www.deas.harvard.edu/haulab/
E’ sensazionale.

Ci sono anche i video e vedrete che s’è lasciata crescere i capelli. Forse se li è un po’ schiariti. Mi ricordo di lei – come il gas di sodio si ricorda il passaggio di un raggio di luce – era nell’agosto di due anni fa a Stoccolma e li aveva corti e castani.