Saturno ruota su se stesso in 10 ore e 39 minuti, deve essere scritto sui libri di scuola dopo che il periodo di rotazione è stato calcolato grazie ai dati arrivati dalle sonde Voyager I e II negli anni Ottanta.
Su Science on-line e sui web delle agenzie spaziali e di varie università, si legge che astronomi e astrofisici l’hanno ricalcolato grazie ai dati arrivati da due strumenti della missione Cassini: uno che misura le onde radio e il plasma e l’altro il campo magnetico. Risultato: 10 ore 45 minuti 45 secondi.
Ci scombussola meno dell’ora legale di domani, ma m’è piaciuto l’aspetto Davide e Golia della ricerca, come agli amici dell’Agenzia spaziale europea e a Michele Dougherty dell’Imperial College di Londra, responsabile del magnetometro.
In sostanza la scoperta è questa: Enceladus, un satellite di Saturno, era considerato così marginale che fino a un paio d’anni fa non se ne sapeva quasi nulla. Invece di lasciarsi opprimere dall’enorme vicino, salta fuori che ne rallenta la rotazione del campo magnetico. Anche per i pianeti, conta il “contesto sociale”, la compagnia in cui stanno. Adesso si sa che le misure delle onde radio usate per determinare quanto dura un loro giorno dipende dalle lune che hanno attorno.