Politica e business allo Smithsonian

Lo Smithsonian, o Smithsonian Institution, detto anche il “Castello” è una delle istituzioni di cui Washington va più orgogliosa. Creata dal Congresso statunitense nel 1846 per far ricerca scientifica e informarne il pubblico (e i politici della capitale), è diventata un insieme un po’ incoerente di zoo, musei, laboratori, man mano che deputati e senatori ci aggiungevano pezzi e compiti, ma non sempre i fondi sufficienti a mantenerli.

Così nel 2000 il comitato dei reggenti – riflette la maggioranza, allora repubblicana, e comprende esponenti del governo, idem – ne aveva nominato “segretario” un noto banchiere, Lawrence Small. Con l’incarico di “risanare le finanze”, trovare fondi privati e gestire l’istituzione e i suoi 6.500 dipendenti circa, come un business.

Già nel 2003 una revisione interna dei conti l’aveva costretto ad annullare tagli a diverse ricerche che a suo parere erano “rami secchi”. Adesso il Washington Post – altra celebre istituzione della capitale – l’ha costretto a dimettersi. Ha pubblicato estratti di una seconda revisione dei conti dalla quale risulta che – come si usa talvolta nel business e nella politica, ma molto meno nella scienza – negli ultimi sei anni Small ha usato circa 450 mila dollari dello Smithsonian, per spese proprie.

Lui dice che non è giusto perché in quel periodo ha raccolto un miliardo di dollari da fonti private di cui mezzo milione dato da lui. Solo che l’aveva dato come contributo allo Smithsonian, deducibile dalle tasse, e non a Lawrence Small per rifarsi la casa e la piscina.

Persino i senatori repubblicani hanno chiesto al comitato dei reggenti di far applicare le regole sulla separazione tra beni pubblici e privati, la trasparenza e i conflitti d’interesse.

Chiedano pure. Del comitato dei reggenti fa parte d’ufficio il vice presidente degli Stati Uniti, in questo caso Dick Cheney che quanto a separare beni pubblici e privati, trasparenza e conflitti d’interesse…