Bravo Didier!

Scusate l’entusiasmo, ma Didier Queloz è quell’astronomo di Ginevra che insieme al suo capo Michel Mayor aveva osato, nell’ottobre 1995 al convegno di Firenze, annunciare di aver scoperto il primo pianeta fuori dal nostro sistema solare: attorno alla stella 51 della costellazione di Pegaso.

Era giovane e un po’ gli tremava la voce.

Anche perché erano presenti due famosi astronomi americani che stavano zitti pur avendo dati analoghi, ottenuti con strumenti più sofisticati di Elodie (nome da eroina di romanzo rosa ottocentesco che Didier aveva dato a quello che aveva progettato e con il quale aveva fatto la scoperta).

Oggi l’ESO – European Southern Observatory – annuncia che un’équipe internazionale guidata da quei due ha scoperto il primo pianeta  nella “zona abitabile” attorno a un solicello, la nana rossa Gliese 581, attorno alla quale ce ne sono un paio d’altri, enormi anche loro. Proprio un bel sistema.

Questo è il comunicato da cui si evince che il pianeta si trova in zona abitabile forse, dipende da chi. E non si evince che fra i circa 130 pianeti extrasolari trovati fin qui, ce ne sono probabilmente in altre zone abitabili, dipende da chi.

P.Giorgio delle api (oriundo, come me) manda questo commento

Ho appena sentito per Tv che in ‘Bilancia’ avrebbero scoperto un nuovo pianeta simile alla Terra, a 20 anni luce: poco per l’universo, anzi appena fuori casa, ma irraggiungibile per l’uomo; se viaggiasse alla velocità della luce impiegherebbe 20 anni. A meno che non avesse la ‘macchina del tempo’. Gli scienziati non si meravigliano della scoperta, attesa prima o poi (a parte che rimane da sapere una serie di altri particolari tutti importanti) perchè è ormai abbastanza accettato che la vita sia casuale sulla Terra e pertanto possibile anche in altri posti dell’universo. Ma per metterci in contatto, se quelli saranno in grado di comprenderci, ci vuole un messaggio inviato con le onde radio che dovrebbero viaggiare per 20 anni in quella direzione. Poi i ricettori devono decodificarlo, decidere se risponderci, come e quando, dopo di chè la risposta ci metterebbe altri 20 anni fino a giungere a noi. Nel frattempo molte cose cambiate forse definitivamente.
Certo che se saremo degni di risposta (c’è chi ne dubita per la nostra malvagità ) si spalancherebbero archivi immensi e preziosi di conoscenze di ogni genere. Sarebbero poi già redenti da Cristo gli eventuali abitanti ?
Sempre che loro non siano troppo arretrati per la nostra tecnologia, e/o nemmeno un pelino più avanti nel qual caso, di gran lunga il più probabile secondo gli astrofisici, ogni sforzo sarebbe inutile; una finestra di soli 50 anni su un tempo di almeno 5.000.000.000 di anni  è peggio che fare 13 al totocalcio.

Nota dell’oca: Per comunicare ci vorrebbe l’ansible, come sanno i lettori di Ursula LeGuin.