Vive la différence

Amanda Hawn e Morné du Plessis dell’università di Città del Capo, e Andrew Radford dell’università di Bristol pubblicano sull’ultimo numero di Current Biology l’analisi di 24 anni di registrazioni anagrafiche riguardanti le upupe purpuree.

L’idea prevalente era che a riprodursi tardi, maschi e femmine ci rimettevano entrambi in termini di successo riproduttivo, cioè del numero di figli sopravvissuti fino all’età adulta. Invece no. Mentre gli upupi che appena pronti s’accoppiano diventano padri di tanti upupini, le upupe che fanno altrettanto hanno un elevato tasso di morte prematura, per lo stress e la fatica di allevare la prole.

Nella prima stagione degli amori magari va tutto bene, ma alla seconda o terza, la mamma è mancata e non c’è più nessun neonato da iscrivere all’anagrafe. Il padre dà una mano, è vero, le upupe praticano il “cooperative breeding”, ma non è che si sacrifichi più di tanto.

Morale biologica: se maschi, è meglio cominciare appena pronti e se femmine rimandare, per cui la coppia ideale è composta da uno sbarbino e da una stagionata. Morale politica: se la Repubblica italiana che oggi compie una certa età fosse impalmata da un trentenne invece del solito ultrasettantenne, l’unione – minuscola, nè – potrebbe essere feconda.

Come si capisce che la differenza c’è

Detto questo, siamo nel tricentenario di Linneo e della classifica per specie delle creature: quello che voglio segnalare sul serio da Current Biology è una rassegna di Frederick Cohan ed Elizabeth Perry su come si fa a distinguere una specie di batterio da un’altra, insomma quali sono le “unità fondamentali della diversità batterica”.

Dato l’argomento gli autori hanno una visione molto meno angusta di quella che ci si aspettava. Dovrebbe interessare i genetisti dei microbi, gli specialisti della loro nomenclatura, sistematica ecc. e anche quelli come me che a ogni annuncio “scoperte migliaia di nuovi batteri” alzano le spalle.

Ma va là, pensano, prima spiegateci come fate a capire che sono nuovi davvero, mentre pare che che si scambino geni lateralmente con chiunque capita e della barriera di specie si facciano un baffo.

L’articolo è gratis on-line, forse perché dovrebbe far discutere parecchio.