Qua mi si raffreddano le pietanze, ma nel mail ho appena visto un comunicato dell’Osservatorio meridionale europeo (ESO).
Lo sintetizzo o vi si raffreddano anche a voi. I lampi gamma – i getti di materia/energia più potenti dell’universo – stanno all’astronomia come gli spaghetti alla gastronomia, visto che la loro emissione è stata identificata da italiani. Adesso il gruppone di astrofisici a guida di Emilio Molinari, che collaborano con SWIFT, la sonda della NASA che segnala i lampi gamma agli osservatori terrestri, hanno misurato la loro velocità con esattezza e con il telescopio robotico REM dell’INAF (e non dell’ESO com’avevo scritto prima, grazie a E. Molinari della correzione). Tenetevi forte, un po’ s’immaginava, ma saperlo fa un altro effetto: è appena lo 0,001% in meno di quella della luce.
Nel gruppone, Stefano Covino dell’osservatorio di Brera a Milano/Merate, fa il commento cruciale:
La prossima domanda è che tipo di ‘motore’ è capace di accelerare la materia a velocità così enormi.
In attesa della risposta, è consolante che i lampi gamma capitino sempre alle galassie altrui. Come dice Susanna Vergani, anche lei di Brera, meglio star alla larga. Buona cena.