“Time flies like an arrow and fruit flies like a banana,” come ha scritto Marx e devo ancora sbrigare un arretrato. Su D di carta dell’altro sabato, avevo segnalato i film girati da Edward Kravitz al dipartimento di neurologia della Harvard Medical School dove fa ricerca sui geni dell’aggressività in moscerini e moscerine della frutta, spesso vivacizzati – i film, attori e attrici sono già vivaci di loro – dalla colonna sonora di The Urinals.
Confesso che questi mi erano ignoti e avrei preferito che lo restassero. Tuttavia, nel loro nome potrebbe celarsi un rimando alla scultura di Marcel Duchamp o al gruppo punk “Billy Barf and The Vomitones di Vineland, il romanzo di Thomas Pynchon. Cultura, insomma, non goliardia.
In un atomo di D, tutto ciò non ci stava e nemmeno il link ai filmati (da non perdere quelli sulle arti marziali di astici e aragoste).
Finito il pregresso, vengo al progresso.
Il Fan Club s’è appena arricchito di un socio d’eccezione anche perché è il primo maschio italiano: Telmo Pievani, filosofo – e storico e sociologo – della scienza e in particolare di quella evoluzionista e dei suoi contrari all’università di Milano-Bicocca.
E’ già un bel progresso, i soci sono aumentati del 10%, ma lui me ne segnala un altro, più scientifico: la ricerca di Federica Sandrelli e altri dell’università di Padova guidati da Rodolfo Costa, in collaborazione con ricercatori di un’università inglese e una tedesca, uscita sull’ultimo Science. Scrivono d’aver rintracciato a circa 10 mila anni fa, nella Drosophila melanogaster del Sud Italia – “più probabilmente della Puglia” – la mutazione del gene timeless e della proteina omonima.
Cioè di una rotella essenziale dell’orologio biologico, che permette d’accordare velocemente i periodi di veglia e di sonno alla durata della luce diurna. Una volta provvisti della mutazione alla rotella – detta erroneamente timeless – il moscerino – detto in inglese questa volta giustamente “Mediterranean fruit fly” – è grado di ridurre il proprio metabolismo fino a entrare in ibernazione – nel suo caso detta diapausa – quando le giornate s’accorciano e la temperatura scende. Così da larva ha più probabilità di superare l’inverno e di riprodursi al primo tepore primaverile. Come abbiamo potuto constatare lo scorso febbraio.
Nota: gli appunti linguistici di cui sopra sono dedicati a Maurizio, Filter e altri passanti su questo blog, soci del Pesce Babele’s Fan Club.
Un gene timeless, ce l’abbiamo anche noi. Noi umani, voglio dire, non solo i soci del Drosophila nelanogaster’s Genetics FC. Il mio, per esempio, aveva la mutazione pugliese ma dal 2001 l’ha persa. Ora ho la proteina TIMELESS (1) che ci mette settimane ad aggiustarmi il ritmo circadiano quando rientro da luoghi situati oltre le due ore fuori dal mio fuso.
Dev’essere un effetto epigenetico…
(1) Tutto maiuscolo o ci si confonde. Il gene timeless codifica per altre proteine coinvolte nel ritmo circadiano, cf un articolo del gruppo di Michael Rosbash, dello Howard Hughes all’università Brandeis, su PLoS-Biology di giugno.