Un’azienda fiorente

La Taser International di Scottsdale, Arizona, produce i Taser appunto, dei pistoloni che danno al bersaglio una scossa da 50 mila volt. In più ingombrante, corrisponde alla frusta neuronica della fantascienza.

Nel 2005, quando i primi Taser erano ancora riservati ad alcuni reparti della polizia statunitense, ne erano morti circa 250 bersagli, quindi l’anno scorso il bilancio era in passivo. Ma il secondo trimestre del 2007 è stato grandioso, con vendite per 25,9 milioni di dollari. Negli USA sono già armati di Taser undicimila dipartimenti di polizia, quella di 44 paesi ne hanno ordinati 3.000 ciascuna in prova, e i militari americani hanno fatto incetta del nuovo modello, il Taser X26 che spara 6 dardi alla volta.
Il lancio questo mese di nuovi prodotti e in particolare del C2 Personal Protector indirizzato al consumo di massa e venduto nei negozi di articoli sportivi, ha fatto aumentare il valore delle azioni.

A dispetto degli sforzi di Amnesty International, dell’American Civil Liberties Union e di altre associazioni, si prevede anche l’aumento di incidenti come questi occorsi nelle ultime tre settimane: in Colorado un agente immobiliare ucciso d’un colpo di Taser da un agente non immobiliare che l’aveva scambiato per un ladro; in Texas, un poliziotto con il bassoventre “taserato” dalla fidanzata che ne aveva scambiato l’arma lasciata sul comodino per una torcia elettrica.

Visto? Ho evitato i giochi di parole sul pistolone e…

La Taser ha una joint-venture con l’iRobot, motivo per cui evito anche il robot-aspirapolvere Roomba, prodotto dall’iRobot. Invece seguo le riprese di Ciao Robot, documentario voluto dalla Scuola di robotica di Genova, diretta da  Gianmarco Veruggio e da Fiorella Operto, i due promotori della prima conferenza mondiale di “roboetica“.