Signori, grazie

Shripad Tuljapurkar e altri del suo gruppo a Stanford hanno una teoria su come mai passata l’età riproduttiva e quindi diventate irrilevanti dal punto di vista della specie, noi donne continuiamo a vivere ancora qualche decennio.

Come aveva intuito Bill Hamilton, il biologo evoluzionista, sarebbe perché gli uomini anziani – che vivono a lungo di loro perché l’età riproduttiva dura, declinando, fino alla fine – figliano con donne giovani, le quali passano alla discendenza un po’ dei geni che nei maschi riparano i danni dell’età.

Semplifico l’articolo “Why Men Matter: Mating patterns drive evolution of human lifespan”, su Plos One.

Tutta teoria?  Forse. Comunque sulle prossime Biology Letters, Martin Fieder e Susanne Huber dell’università di Vienna scrivono di aver calcolato – su 11.600 svedesi estratti a sorte dall’anagrafe – che in media gli uomini con una partner di 6 anni più giovane facevano 2,2 figli rispetto alla media nazionale di 1,85. Senza abbonamento, niente, ma c’è su New Scientist.

Sul sito del gruppo di Tuljapurkar si possono leggere articoli sui problemi legati a longevità e previdenza sociale, una specialità del gruppo, che di recente ha pubblicato un po’ di calcoli su Science, secondo i quali o lavoreremo, magari con minor impegno, fino a settant’anni o dovremo stare a pane e acqua (miliardari esclusi).

Per accedere al suo simulatore stocastico – si possono variare i parametri: tendenza demografica, prelievo fiscale, età pensionabile, investimenti di fondi pensione ecc. bisogna iscriversi sul sito dell’università di Berkeley, ma vale la pena anche se è pensato per gli Stati Uniti.