Cosa si prova a essere un gatto

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Continuo con le sfilate di moda.  Non vedo l’ora di uscire con in testa l’Haptic Radar “a moduli di peli ottici” sviluppato all’università di Tokyo. E invece della pelliccia (ho obiezioni), di indossare la “seconda pelle” interamente coperta con i moduli in questione per muovermi nello spazio come la gatta di casa. Ma senza la sua eleganza sinuosa, temo.

Non so cosa m’aspetta nella pelle d’un gatto. Invece so cosa si prova a essere un ratto – alla barba di Thomas Nagel, anche se sosteneva che non sapremo mai cosa si prova a essere un pipistrello – grazie alle ricerche di Mathew Diamond. Il neuroscienziato, mica l’attore.

Ha studiato come il cervello del ratto elabora i segnali ambientali percepiti attraverso le vibrisse. Se v’interessa provare anche voi, trovate parecchie sue ricerche sulle riviste Plos, gratis on line, come il saggio di Nagel. Le altre su Nature Neurosciences e altre riviste a pagamento. Tutte sensazionali.