Freeman Dyson in gran forma

Rientro dopo due giorni al festival della scienza, Genova. Venerdì, serata degli IgNobel, dovreste trovare un po’ di foto sul sito, tanto per farvi un’idea. Ieri dopo chiacchiere e gironzoli, ho seguito l’intervento di Alfio Quarteroni (politecnico di Milano e Losanna) sulle matematiche di fluidi viscosi, superfici elastiche e altre, da far convergere e ancora non si sa bene come, ma abbastanza da avere la formula giusta per piazzare uno stent dove serve al paziente, per prevedere se un aneurisma si romperà e all’incirca quando, o per far vincere due volte l’America’s Cup a una barca svizzera. Entusiasmante.

Dopo, conferenza sulle esplorazioni spaziali europee (con altri) come e perché. Marcello Coradini, direttore scientifico dell’Esa, accenna alla missione Laplace: andrà a sniffare Europa, la luna di Giove, per capire com’è l’oceano sotto la sua crosta di ghiaccio spessa chilometri.

E’ piena di crepe, come se sotto ci fosse un’attività vulcanica e sismica o è colpa della forza di marea di Giove e altri satelliti. Energia, acqua, quindi vita? E quando si rompe il ghiaccio, la vita prorompe fuori?

Laplace deve portarsi la retina per acchiappare pesci surgelati che ci orbitano attorno, come scrive Freeman Dyson (Il Sole, il genoma e internet, Bollati Boringhieri) .  “E la lenza per pescare in qualche fessura,” scherza Coradini, anche Umberto Guidoni prende la cosa sottogamba,, trovo.

Dopo si va a cena nella casa storica di una signora gentile e chi sta salendo dietro di noi? Freeman Dyson in persona. Per l’emozione – ho letto Turbare l’universo decenni fa, ma non si dimentica – quasi mancavo il gradino. Ha affascinato tutti e Massimiano Bucchi – sociologia della scienza, Trento, Observa ecc… – suggerisce una serie di testimonial, tutti dagli 85 anni in su, con sotto la didascalia “la scienza fa vivere a lungo e arzilli”.

Cibo ottimo, anche quello per la mente intendo, i genovesi sono proprio generosi.