Sono pubblicati oggi su Science i primi risultati dell’osservatorio di raggi cosmici Pierre Auger, a Malargue, prov. di Mendoza, Argentina, una collaborazione tra 17 paesi. Sembravano onnipresenti, senza un’origine precisa, poi cinque anni fa un gruppo giapponese aveva rintracciato in supernove quelli con energia di 10 alla 15ma elettronVolt.
All’Auger, hanno rilevato raggi cosmici di 10 alla 19ma (le loro particelle, cioè) in arrivo dal nucleo attivo di certe galassie, nel cui centro c’è probabilmente un buco nero bello massiccio.
Come fanno le particelle a raggiungere quell’energia? Boh.
Arrivano solo dai nuclei attivi di galassie vicine alla nostra per qualche motivo particolare? Boh.
Possibile che raggi cosmici, lampi gamma, X ad alta energia siano un po’ tutti la stessa roba? Boh.
In tre anni e mezzo, nelle sue 1.600 vasche d’acqua l’Auger ha catturato solo 27 particelle, tra cui un po’ di gemelle venute dalla stessa direzione, semplificando il lavoro di chi andava a vederne la fonte con i telescopi.
D’altronde è il primo a osservare l’universo nei raggi cosmici, è solo un inizio. Ne parlano tutti, bene: l’Economist e Hamish Johnson, il direttore di Physics World.
Sul sito, oltre a una selezione di articoli appena usciti, c’è l’immagine del francobollo celebrativo emesso dall’Argentina il 14 luglio scorso – Pierre Auger, che aveva scoperto i raggi cosmici, era francese.
Data la quantità di italiani nel gruppo dei 444 firmatari dell’articolo su Science, magari si può farne uno qui per la festa della Repubblica (sempre che sia ancora da festeggiare dopo quel sigillo messo a nome vostro sul decreto-sicurezza del 1. novembre).