Ieri Preghiera darwiniana di Michele Luzzatto (Cortina editore, 9 euro) letta, cantata e incantata da Lella Costa. Un’ora e mezzo, inchiodati dalla sua voce e dal testo che scorre felice, ritmato da anedotti, ragionamenti, esempi di animali, vita di Darwin, estratti del Genesi in cui compaiono Dio, Giacobbe, Giobbe e qualche loro compagno. In sala, pubblico zitto e raccolto per l’intera durata della funzione, a gustarsi le proprie emozioni e il passaggio dall’una all’altra.
Dio non ne viene fuori benissimo, indifferente alla sofferenza delle sue creature. I protagonisti stanno proprio nell’agone, a combattere per le proprie ragioni. Il conflitto delle idee è un’espressione di libertà, dice l’autore, del libero arbitrio chiunque ce l’abbia dato, una qualche divinità o l’evoluzione. Però anche le coccole, l’ironia, le persuasioni, strumenti che l’autore usa con la stessa padronanza della sua interprete.
Si vede che Lella Costa e Michele Luzzatto hanno visto l’episodio dei Simpson in cui Marge convince Bart a prendere la medicina e i loro protagonisti se lo sono persi.
Big Bigotto
Sempre in tema di sofferenza, ammiro il programma elettorale di Giuliano Ferrara: no all’aborto, al preservativo, agli anticoncezionali, a ogni posizione che non sia del missionario. Però nella sua, aggiungerei un no ai test di paternità. Un 8% di elettori misogini e sessuofobi si trovano di sicuro, ma tutti milionari?
(Strano mettersi a copiare i teo-con americani ora che il pro-life Huckabee difensore del fondamentalismo cristiano viene superato dal pro-death McCain, difensore del complesso militaro-industriale e della National Rifle Association. Il ritardo di dieci anni è della Beretta o della traduzione?)