Il topo, i polli, il geco, il moscerino e due comandamenti

Thérèse Couderc dell’istituto Pasteur et al. pubblicano su PLoS-Pathogens i risultati del loro modello animale – topi – per la chikungunya. Indicano alcune cause – e possibili terapie – della vulnerabilità di bambini e anziani al virus.

Sempre in tema di virus, a rendere così letale quello dell’influenza “spagnola” sono state mutazioni dell’emagglutinina, scrivono sui PNAS ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, che hanno lavorato sul virus ricreato in vitro due anni e mezzo fa.  All’epoca, ricrearlo m’era sembrata una follia. Adesso le mutazioni dell’HA sono quelle che i virologi sperano di non vedere mai in un  virus aviario attuale.

Mi prendono ancora  in giro.

Avrei mostrato un entusiasmo esagerato per il meccanismo di adesività sotto la zampa del geco, la cui scoperta – insieme alla composizione della colla della cozza – secondo me ci avrebbe cambiato la vita. Be’, alla divisione di scienze sanitarie di Harvard-MIT, hanno creato un cerotto à la geco, per ferite esterne e interne.

Nell’embrione del moscerino (si chiama larva, ma solo per i soliti pregiudizi), i neuroni si formano come in quello degli embrioni umani, scrivono Bruno Bello e colleghi dell’università di Basilea su Neural Development.

Il che mi fa venir in mente i candidati pro-life e insieme pro-guerra. Qualcuno sa come mai “non uccidere” è un divieto relativo  – si possono, a volte si devono, uccidere i nemici, i criminali, gli infedeli, le fidanzate e mogli infedeli ecc.  – mentre “non commettere adulterio” è un divieto assoluto?