Non proprio come nella pubblicità

Forse il segretario dell’Onu, che all’assemblea della FAO diceva “bisogna puntare sull’agrobiotech” (riassumo), non ha visto le ricerche sul mais transgenico. Richiede quantità sempre maggiori di erbicidi e insetticidi, in 16 stati americani dove le erbacce resistono agli erbicidi esattamente come una di quelle varietà di mais, e su un 7-10% di minor rendimento di certa soia transgenica.

Un po’ una disdetta per chi li compra, visto che costano minimo un 30% in più delle varietà non Gm comparabili. Non per chi li vende, da candidare a una Robin Hood Tax.

Su Current Biology di giugno, Nigel William scrive anche che l’Unione Europea sarà probabilmente costretta a cambiare atteggiamento quando arriveranno gli Ogm di nuova generazione. Cambierei anch’io, se fossero buoni. Invece William annuncia patate che resistono a certi antibiotici (da spargere nel suolo contro i loro patogeni, con maggior abbandono e pazienza per i microbi utili) e producono più amido, così l’industria alimentare umana e dei mangimi animali è più contenta. Almeno fossero patate dolci.

Notare alla fine dell’articolo che un terzo della produzione USA finisce nei rifiuti, cosa di cui alla FAO non si parla.

Alla FAO ieri si parlava di soldi: “solo 30 miliardi di dollari per eliminare la fame nel mondo”. Mmm, dipende come e dove vengono spesi, ma sono meno del 10% dei sussidi versati agli agricoltori dei paesi ricchi – quelli dell’OECD – anche quando guadagnano di più perché i prezzi aumentano. Nel 2006 gli aumenti erano già iniziati, e la spesa è stata di 372 miliardi di dollari (fonte: OECD).

Documentazione ufficiale.

Avrei da ridire anche sull’Iniziativa per i paesi poveri lanciata oggi. Lasciare liberi i contadini di vendere o scambiare i semi che si son dimostrati produttivi nella loro zona no, vero? Invece in Africa, negli ultimi dieci anni sono state lasciate all’abbandono le banche locali di sementi o sono state privatizzate. Mentre dal 2000, è attiva l’Associazione africana per il commercio delle sementi, fondata e finanziata dall’ASTA, che è la Confsementifici americana.