Ah, ecco

me l’ero presa con quelli che vogliono inseminare gli oceani con limaglia di ferro, così il plancton cresce di più e assorbe più CO2. L’idea viene da una bella ricerca, all’origine, sui cosiddetti “deserti marini”, ma finora gli esperimenti hanno lasciato a desiderare.

Il ferro dovrebbe aiutare coccolitofori e diatomee a costruirsi lo scheletro, che poi sprofonderebbe in mare, ma in realtà nessuno sa cosa succede, a parte che i pesci asfissiano sotto le fioriture d’alghe e finiscono a galla a pancia in su.

Lo scopo è di vendere alle ditte che superano il tetto di emissioni i corrispettivi crediti carbonio, sotto costo rispetto alle multe previste in Europa tra un paio d’anni. A Bonn, scrive Jeff Tollefson di Nature, le Nazioni Unite hanno deciso una moratoria. Intanto qualcun altro ha già avuto dei ripensamenti: a marzo il “mercato finanziario” ha prosciugato i soldi alla Planktos californiana, pioniera di questa fecondazione assistita e fondata da un ex Greenpeace.

Adesso chissà cosa fa Dan Whaley, della Climos, che aveva lo stesso business plan. Ideato dalla mamma, oceanologa un tempo.

E’ il secondo progetto di geoingegneria del clima a essere sospeso, dopo quello di mandare nello spazio un mega-ombrellone.