Da meditare nel week-end

Da Science, segnalo l’articolo di Jennifer Couzin sulla (non) privacy dei dati genetici messi on line da istituti di ricerca, e gratuito on line  quello in cui John Bohannon, il “gonzo scientist”, racconta il suo viaggio nel deserto di Gobi, insieme agli astronomi che andavano a vedere l’eclisse.

Avventuroso, ma sul tema resta insuperato Mason & Dickson (link per fans) di Thomas Pynchon.

Dall’Economist, il supplemento trimestrale sulle energie alternative, rinnovabili e sostenibili, e un profilo di Amory Lovins del Rocky Mountains Institute, “eco-guerriero improbabile”, un caso di “Adam Smith meets Rachel Carson”. Lovins sarà a Milano per una conferenza l’11 settembre mattina, al Centro congressi Fast.
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Giuseppe Pagnoni, Milos Cekic e Ying Guo – Emory School of Medicine – pubblicano su PLoS One una ricerca che parte da “recenti studi di neuroimaging, i quali hanno identificato un insieme di aree cerebrali metabolicamente attive durante il riposo (e la veglia) e non attive durante compiti impegnativi.” Tale rete di default sarebbe funzionalmente legata al flusso di pensieri che si presenta spontaneamente in assenza di attività mirate, “un aspetto del comportamento mentale di cui si occupano molte tecniche di meditazione, zen in particolare.”

I tre hanno usato la risonanza magnetica funzionale, uno stato meditativo semplificato (spiegato nel testo) interrotto ogni tanto da un test che consiste nel distinguere tra parole e non parole, per indagare “i correlati neurali dell’elaborazione concettuale in adepti zen e in un gruppo di controllo.”

Risultato: gli adepti “disattivano” la rete di default più del gruppo di controllo, quindi sarebbero più capaci di fare il vuoto mentale, arginando il flusso spontaneo dei pensieri.

Nessuna sorpresa, quindi non dite che ve l’ho rovinata raccontando come va a finire.

Telefona Massimo Inguscio di Firenze, quello dei gas di Fermi, dei condensati di Bose-Einstein e altri atomi ultrafreddi. So qualcosa  dei catastrofisti secondo i quali il grande collisore di adroni del Cern sta per scatenare il finimondo, della causa intenta al CERN da svizzeri detti “LHC-Kritiks” davanti alla Corte europea dei diritti umani a Strasburgo, del collasso incombente per colpa di Bosenova (nota 1.) elio superfluido oltre che ultrafreddo e massicci campi elettromagnetici?

Su questi la stampa tende a sorvolare, troppo tecnico probabilmente.

Io avevo lasciato perdere. Ma forse la faccenda vi appassiona e volete sapere quali sono gli argomenti dei catastrofisti, in particolare del biochimico tedesco Otto Rossler. Se è così, potreste partire dai link che precedono e seguire gli sviluppi sul blog di Alan Gillis, o sui presunti “fatti” dell’LHC. Avendo cura di tornare alla serie di valutazioni fatte da esperti interni ed esterni al CERN.

E magari leggendo cosa scrivono ricercatori indipendenti per es. su Scientific Blogging o su Boing Boing. Qui, sul rischio di distruggere l’universo, Cory Doctorow riferisce la battuta di un fisico: “Guarda, la probabilità è di 10^-19, mentre ne hai una di 10^-11 di evaporare all’improvviso mentre ti fai la barba.”

Nota 1. Dice Inguscio che il termine “Bosenova” è stato inventato dal suo amico Eric Cornell, che s’era ispirato a supernova. Così impara a fare lo spiritoso.
Nota 2. Ma si può? Avevo dimenticato il link al nuovo rapporto sulla sicurezza dell’LHC che esce oggi sul Journal of Physics G…