Se Darwin avesse avuto un laptop…

Discussioni su Gaza, sull’uso politico-bellico-pacifico delle preghiere, sai che novità, sento un certo imbottimento cranico (Ctl traduz. bourrage de crâne). Per di più la gatta Scipiona – 20 anni tra un mese – ha problemi cardiaci e fatica a respirare. Mentre la tengo d’occhio uso l’altro per aggiornarmi sulla ricerca. E’ rilassante, trovo, manipola il simbolico per riflettere la realtà (percepita, non bisogna aver troppe pretese), mica per distorcerla.

… sarebbe stato un blogger stakhanovista, stando a Science.

Non so. Finché non ha rischiato di farsi soffiare la priorità da Wallace, “he kept his cards close to his chest”. Comunque sia, tra altre celebrazioni il settimanale inaugura il blog Origins intese come origini della vita dove Darwin – guance paffute e calvizie incipiente in copertina – “feared to tread”.

Il primo post agiografico-programmatico è seguito da uno di Carl Zimmer del Telaio. Beeello… no, bisogna essere abbonati. Per i non-abb: Carl Z. racconta quanto si sa di L’Uca, L’Universale comune antenato che inventò l’autoriproduzione e delle creature divenne il Padre. Se non proprio Eterno, molecolarmente presente nella propria discendenza da quasi 4 miliardi di anni.

Per irritare ulteriormente Sua Santità, il terzo post aggiorna la Genesi. L’ipotesi del Rna capace di replicarsi come e forse meglio del Dna, che risale a metà degli anni Novanta, è stata appena dimostrata da Gerald Joyce dello Scripps et al, il cui paper è anticipato su Science Express. I non-abb s’accontentino di questo abstract: “l’Rna genera l’Rna che genera l’Rna che genera (omissis) mentre il Dna si chiede quand’è che tocca a lui.”

Coccolito: s. m., carbonato di calcio che mi mette di buon umore

Sul settimanale vero e proprio, fisica dei materiali, bio-mol e genetica a palate, toh… una ricerca di paleoclimatologia su quanto azoto assorbono i foraminiferi in caso di glaciazione. Coincidenza: il metodo si deve a Cesare Emiliani, il geologo marino ricordato proprio oggi sul Sole-Domenica da Enrico Bonatti. Anche Emiliani leggeva il passato – del clima – nei fondi oceanici, raffrontando certi isotopi nei gusci di foraminiferi, diatomee, coccolitofori e altri bestioline abitanti nel plancton. Parlandone da vive. Da morte, il guscio finisce nei sedimenti di cui Emiliani estraeva le carote in cui pescava i resti. Non è chiaro? Questo è un coccolitoforo e questa una carota:
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circondata da ammiratori.
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D.–intesa come melanogaster–non manca mai all’appuntamento
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Il moscerino della frutta, si apprende, ha l’occorrente per conservare totipotenti le cellule staminali di gameti, parete intestinale ed epitelio, cioè il Mingherlino della proteasi dell’ubiquitina dell’istone H2B. Sic: histone H2B ubiquitin protease Scrawny dove Scrawny è il gene. Ce l’abbiamo anche noi per rinnovare dermi vari e provviste di spermatozoi (ovuli, se moscerine) anche se gli autori paiono stupiti di cotanta scoperta. Ipotesi 1. non sanno chi è il drosofilo e 2. prendono per i fondali un tal McCain, imbeccato da una tal Palin, per il quale finanziare la moscerinologia = buttar via i dollari.
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Se 1. per questa volta passi, data la creatività linguistica, per es. il verbo disubiquilare utilizzabile anche per la rimozione di certi prezzemoli.
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Previsioni errate
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Kerry Kawakami et al. si son chiesti: dato che i pregiudizi razziali son mal visti dalla società, come mai avvengono lo stesso tanti atti di razzismo senza che gli astanti battano ciglio? Hanno selezionato un campione multietinico, l’hanno sottoposto a svariati test, risultato: i volontari prevedono di provare più rabbia, indignazione, disgusto ecc. che indifferenza davanti a manifestazioni di razzismo, mentre quando le vedono succede il contrario. Perciò la Lega nord vuol carotare 10.000 euro dai fondali di noi immigrati che ci serve la partita Iva.
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Previsioni errate II
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Di solito l’economia compare su Science solo con il prefisso neuro-, ma dalla crisi escono sempre più articoli in cui gli economisti che si ritengono scientifici criticano le posizioni dei colleghi ascientifici o clonati alla scuola di Chicago. Questa volta Jomo Kwame Sundaram e Rudiger von Arnim spiegano che il libero scambio globale non favorisce affatto lo sviluppo di certi paesi poveri.
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La rava e la fava? Sì, però con cifre fresche e 24 rimandi bibliografici.