Cosa sta scritto nel Dna?

L’espressione “ce l’ha scritto nel Dna” mi fa montare la senape al naso da anni, ma la ricerca che segue merita, e non solo perché la smentisce. E’ uscita il 18 su Nature Genetics e oggi l’Economist la riassume molto bene. Per cui mi sono letto il paper, invece dell’inizio e stop. Merita.

Zachary Kaminsky, tanti altri e Arturas detto “Art” Petronis hanno prelevato campioni biologici da 57 coppie di gemelli omozigoti, e da 80 altre, metà omozigote e metà no. Il risultato sembra il colmo della banalità: gli omozigoti sono più simili tra loro degli eterozigoti.
Ma tra “simili” e “identici” ce ne corre.

I geni sono uguali, però non si attivano tutti e sempre allo stesso modo. E non per le modifiche acquisite in vita dai genitori e trasmesse alla prole, come credeva Lamarck, o applicate ai nascituri durante lo sviluppo, come credeva Lysenko. Da uno o l’altro dei genitori si eredita anche un processo di metilazione. Detto di corsa, è il modo in cui i gruppi metile s’attaccano a certi geni e ne bloccano l’attività, soggetto pure lui a variazioni dovute a incidenti di percorso durante lo sviluppo embrionale. Mai che la biologia molecolare sia semplice!

Se entrambi i gemelli omozigoti ereditano per es. il gene difettoso associato alla schizofrenia – la patologia in cui s’è specializzato Petronis – e uno diventa schizofrenico, l’altro ha soltanto un 50% di probabilità di diventarlo a sua volta. Caso allo stato puro.

Ben fatto anche il com. stampa del Centro canadese per le tossicomanie e la salute mentale dove lavora Art Petronis, dice che adesso tutte le ricerche precedenti sull’ereditabilità e i gemelli sono da prendere con le pinze.

Di mio aggiungo che Art Petronis pubblica da tempo lavori notevoli e mai riduzionisti (in senso negativo). Mi chiedo se è così attento alla variabilità – dove genetica ed epigenetica s’incrociano – perché vuol capire come funziona/non funziona il cervello, l’organo più individuale e plastico che ci sia.
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Se mangio Dna di una mucca che ha mangiato Dna di un mais che contiene Dna bacillico, che codifica per una neurotossina dannosa per un insetto, m’ammalo?
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A Radio pop, stamattina, si parla del mais transgenico di cui forse sarà autorizzata la coltivazione nell’UE. La conduttrice chiede a Luca Colombo della Fondazione per i diritti genetici se l’insetticida espresso nel mais fa male al bestiame che lo mangia e, pertanto, agli umani che mangiano bestiame e derivati.
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Da “casalinga dentro”, teme di sì.  Come se il Dna importato nel mais dal Bacillus thuringiensis transitasse intonso per budella indicibili sfornando sempre e dovunque la stessa tossina. Così pure noi la produciamo e non può che farci male perché…  siamo “insetti dentro”?
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Scherzava, spero.
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Colombo spiega che di Ogm non è morto nessuno, quanto a impatto ambientale, biodiversità, sostenibilità, l’agricoltura chimica ha i suoi difetti. Il problema semmai è quello di affidare la propria sovranità alimentare a un pugno di multinazionali et dona ferentes.
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E se chiude il rubinetto delle sementi, come Putin quello del gas?
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Per chi non era in ascolto, su Green Report c’è un’intervista a Luca Colombo.
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A proposito di budella indicibili
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Su Science di oggi, in “Niente feci per questa specie” Sara Coelho racconta la scoperta di Trond Larsen di Princeton e del suo gruppo di ecologisti, anticipata on line dalle Biology Letters. Nella foresta peruviana, per troppa concorrenza tra caccovori, lo scarabeo stercorario Deltochilum valgum ha cambiato dieta (attivando probabilmente altri geni per riuscire a digerirla).
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Adesso mangia millipiedi, a volte 13 volte più grandi di lui. Li sventra da vivi infilando la testa fra i segmenti, divora prima le viscere e poi il resto con le zampine che si muovono ancora per sfuggir all’orrida sorte. L’ecologo Armin Moczek trova la scoperta “spettacolare”, ma osserva che i millepiedi si nutrono di foglie putrefatte e contengono essi stessi un’elevata quantità di feci, quindi “se gli scarabei stercorari ne mangiano le viscere, in sostanza mangiano ancora sterco.”
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Il paper originale “From Coprophagy to Predation” è sconsigliato agli animi delicati.
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Rivista per adulti
Sempre sulle Biology Letters che è appena meno olé-olé di Animal Behavior, esce questa ricerca su come e perché la voce delle femmine umane cambia durante l’ovulazione.