Tra a un festeggiamento per Galileo e un altro per Darwin, come tutti mi son persa una news grandiosa. Meno male l’uff. stampa dell’Istituto nazionale di fisica della materia se n’è accorto.
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Avete presente la saga dei materiali superconduttori. Scoperti un secolo fa, dimenticati, tornati di moda negli anni ’80 perché – sorpresa – pure essendo fatti di terra e metallo, gli elementi che rendono isolanti le ceramiche, invece di isolare trasmettono gli elettroni a tutta birra e senza sprecarne uno. Ma a temperature bassissime. Prova e riprova, s’è passati a meno 200°, poi meno 150°, poi quasi a meno 50°. In teoria, dovevano risolvere per sempre le crisi energetiche e salvare il pianeta. In pratica, per sfruttarli si dovevano infilare i cavi dell’elettricità nell’azoto liquido.
(E qui Hronir s’è accorto che avevo sbagliato tutto, meno male. Aggiunte e correzioni in grassetto) Idem i semiconduttori superefficienti, stesse promesse, stessi problemi, anzi peggio, erano fermi a meno 200° e per sfruttarli si doveva infilarli nell’elio liquido.
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Scomodo, per l’Ipod.
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Ma verso Natale…
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Quando al posto dell’ultimo Phys. Rev. Letters noi si sfogliava il catalogo Ikea, esce una ricerca di quelle che come prima e dopo Wu et al., fanno dire prima e dopo Maccherozzi et al. Con manganese e ferro, hanno fatto un semiconduttore che funziona a…
– Zero gradi.
– No.
– Dieci?
– Già, l’Ipod a dieci gradi lo tieni tu. Trenta.
– Trenta sopra lo zero? Euh la maddonnn…
– Sì, dicono così anche Charles Gould e Laurens Molenkamp che hanno selezionato quel lavoro per un Highlight, e non sono nemmeno di Modena.
– Che c’entra?
– Era un a parte per Weissbach e Mauro di Pikaia. Maccherozzi e Panaccione sono del Tasc di Trieste, ma nascosto nel mucchio delle firme c’è il loro direttore Giorgio Rossi*** che insegna a Modena, molto bravo.
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G.R.:
Bravo d’accord, mais dis donc, on publie ça en catimini sans rien dire aux copines?