I neuroni di Dio e il gene di suo figlio

Al Dna arrivo dopo, questa è troppo bella:

Ecco la zona del cervello dove nasce la fede in Dio.

Proprio così. E’ uno studio di imaging per risonanza magnetica funzionale in uscita sui Pnas ed è frainteso da altre parti. Su Repubblica lo è in grande stile, insieme alle parole di una co-autrice della ricerca, Giovanna Zamboni che sembra concordare con l’articolista:

Abbiamo scoperto che chi non crede reagisce alle domande sulla fede in maniera simile a chi crede. Indipendentemente dalle risposte che ognuno si dà, gli strumenti intellettivi usati per affrontare il tema del divino sono comuni a tutte le persone.

Sono desolata che lei e Jordan Grafman, l’ideatore dell’esperimento, finiscano accomunati al fanfarone che nel 1997 annunciava di aver scoperto il “modulo di Dio”, rif. V. Ramachandran et al., Neural basis of religious experience, Society for Neuroscience Conference abstracts, p. 1316.

Proprio Grafman spiegava l’altro ieri che non ha trovato “alcun circuito speciale per la credenza religiosa“. Sono gli stessi neuroni ad attivarsi quando attribuiamo intenzioni a un agente umano o uno sovrumano. Il modulo è sempre quello, semmai la differenza è che una frase come “l’ira di Dio sta per abbattersi sull’umanità” provoca un’emozione negativa soltanto nei credenti. Sorpresa.
Dr. Grafman, please don’t hate reporters.

Anche se… qui rimando al post di ieri, e da lì al video. Dr. Visalberghi, please don’t hate reporters bis.

Anche seDr. Phelps, here‘s what your group really did, please don’t hate reporters ter.

La sequenza di Gesù
Forse m’è sfuggito, ma nei giornali non ho visto niente sul gene di Gesù e la sua resurrezione. Strano, c’entrano ricercatori dell’università di Bari, tra poco è Pasqua e del Dna divino si discute parecchio. Questa è ricerca seria, uscita venerdì su PLoS Genetics con il titolo “Morte e resurrezione del gene umano IRGM“.

In sostanza, 50 milioni di anni fa, a noi primati rimase un solo antenato con quel gene, poi successe che Alu – un pezzo di Dna nefando – ci saltò in mezzo e l’IRGM rimase come morto per 25 milioni di anni. Fino al momento del miracolo: nell’antenato comune nostro e delle scimmie antropomorfe, un retrovirus endogeno e misericordioso di nome ERV9 s’inserì nella sequenza a monte del defunto e lo riportò in vita. Ed Yong descrive il significato della scoperta molto meglio di come potrei farlo io. Merita una visita, non fosse che per l’illustrazione.

Di Gesù o di un altro?
Esiste una versione alternativa: il retrovirus sarebbe Gesù e l’IRGM di Lazzaro, ma è dovuta a un biologo molecolare il cui blog si chiama ERV, sospetto un’esagerazione.