L’evoluzione favorisce il sonno

Dopo la scoperta a fine anni Novanta che la Drosophila melanogaster non solo dorme per un terzo della sua breve vita, ma che le serve a migliorare la memoria, il discernimento e altre facoltà intellettuali, era chiaro che vertebrati o invertebrati, ronfano tutti. Ma perché se così restano alla mercé dei malintenzionati?

L’ipotesi prevalente è che il cervello spegne le aree moto-sensoriali, e ne approfitta per potare un po’ di connessioni tra neuroni e consolidarne altre, di esperienze importanti. Nei mammiferi si attivano soprattutto tre strutture essenziali per la memoria e l’apprendimento: neocorteccia, ippocampo e amigdala.

Isabella Capellini et al. hanno paragonato la durata del sonno in varie specie, procedendo lungo i rami evolutivi dai topolini alle scimmie: dorme di più chi ha l’amigdala proporzionalmente più voluminosa.  Un po’ dormivo anch’io, l’articolo è uscito tre settimane fa.

La correlazione è data come un’ipotesi. Non sembra male. Coincide con l’esperienza dei cuccioli che frequentano la scuola: in settimana che è il periodo di massimo apprendimento, son difficili da tirar giù dal letto. Alla domenica…

Isabella Capellini è quella che con il suo gruppo ha creato e messo a disposizione dei ricercatori (ma c’è tanta roba per i curiosi) il sensazionale data-base “Phylogeny of Sleep“.

Non s’è aperta la porta
Il satellite Goce dell’Esa doveva andare oggi nello spazio, ma il suo razzo vettore è rimasto bloccato nell’ascensore.

Anche gli atomi danzano
Se faticate a crederci – -anch’io prima – guardate questi d’idrogeno nell’H2O, se non sembrano il corpo di ballo del Bolshoi, ai bei tempi.