Secondo un tifoso, c’era meno gente alla partita contro la Francia che al festival della matematica (al chiuso e ieri faceva freschino).
Al mattino Vaughan Jones, neozelandese, parla di nodi (e anche di algebra planare) prima nel contesto del kitesurfing, la sua passione. Pienone, domande pertinenti, discussioni che proseguono al buffet. Fa matematica? chiedo a uno che anima il capannello sulla chiralità di una figura che Jones ha fatto vedere, descritta da un’equazione minima, mentre la sua simmetria riflessa ne chiede una di due righe. “Io? No, studio violino.”
Pomeriggio così così. Piergiorgio Odifreddi deve pungolare l’economista Thomas Schelling e John Nash sulla teoria dei giochi. Solo che Nash è di pochissime parole, il suo intervento più lungo è sul cambiamento climatico. Spiega in due minuti che la sua posizione è a metà tra la maggioranza secondo cui è preoccupante e la minoranza secondo cui non lo è, perché gli è simpatico Freeman Dyson. (Dopo, in privato, dice di non saperne niente, “it’s just a personal feeling”.)
Schelling si occupa di teoria dei giochi – intesi come conflitti – tra agenti irrazionali – intesi come governi – a proposito di disarmo nucleare. Il quale è tornato d’attualità, dopo il discorso d’investitura del presidente Obama, la situazione internazionale travolta, “l’apertura all’Iran”, il SALT I che scade quest’anno, il Comprehensive nuclear test ban treaty che lo stesso presidente chiederà al Congresso di ratificare, dopo aver dato un taglio alle spese per testate nucleari…
Chissà come Schelling vede il gioco tra gli agenti irrazionali di oggi. Accenna al tema, fa una pausa, sembra sollecitare una domanda. Non arriva.
I miei vicini sonnecchiano. Alla fine si forma una coda di ragazzini che chiedono l’autografo a Nash. Credevano meglio. Sono contenti lo stesso di “vederlo”. Perché? “Così”, “per il film”, “è uno importante”. Perché? Silenzio, ma sono a disagio io.
Poi Riccardo Chiaberge – autore della Variabile Dio – modera Nicola Cabibbo, fisico e presidente dell’Accademia pontificia, e Arno Penzias, sull’universo trascendente o meno, il Progetto Intelligente, l’evoluzione, se la società deve porre limiti alla ricerca scientifica. I due fisici sono d’accordo, la scienza cerca di capire come funziona la natura, il resto non può tentare di spiegarlo; le vanno posti limiti per quanto riguarda gli esperimenti sugli esseri umani. Tutto blando e tiepieo, fino al breve attacco di Penzias alla teoria delle stringhe. Cabibbo la difende per la sua matematica elegante.
Serata allegra: Ian Stewart che racconta di Flatlandia, del suo sequel e ci lascia a Flatlandia, il film. Per le conferenze, erano meglio quelle di Roald Hoffmann e Richard Ernst ieri, ma se potevo rimanevo anche oggi.
In matematica le donne non ci sono, mi dice Odifreddi. Ma va? dico io, e questa e questa e questa e…