A cena un’amica racconta del convegno di Trieste sulla diversità umana. Per una volta storici, genetisti, neuroscienziati sembrano aver dialogato davvero, forse perché molti storici parlavano proprio della diversità triestina.
Nelle pause si spettegolava del paper – in uscita sui PNAS – di Alfonso Caramazza et al. di Harvard, il quale riguarda i neuroni specchio. Come si sa, dai tempi dell’esperimento con un singolo macaco pubblicato dal gruppo di Giacomo Rizzolatti nel 1992, una teoria vuole che nella corteccia pre-motoria quei neuroni formino un sistema di rappresentazione delle azioni altrui, e quindi di comprensione dei loro intenti, teoria della mente, empatia, altruismo e persino origine del linguaggio.
In 12 volontari, Caramazza e C. avrebbero trovato che quei neuroni si abituavano allo stimolo (adattamento) soltanto quando i gesti mostrati venivano anche imitati, non quando erano soltanto osservati. Per cui non avrebbero tutte quelle proprietà rivendicate – vedi l’intervista di Brain Factor a Caramazza – e la teoria, per la quale tanti sperano in un “Nobel italiano”, sarebbe sbagliata. Come dicono in parecchi.
Lo riferisce New Scientist e Marco Iacoboni scrive subito due commenti: 12 soggetti sono pochi, la ricerca carente, la tecnica superata, e
Il lavoro di Caramazza è vecchio. Il manoscritto girava da anni ma nessuno voleva pubblicarlo. Caramazza ce l’ha fatta con un vecchio trucco consentito dai PNAS: l’ha dato a un amico che ha trovato tre reviewers indulgenti.
Lo copia-incolla altrove, e due giorni dopo, ricommenta da New Scientist:
Ora penso che quanto ho detto non è corretto. Credo che il paper sia stato regolarmente reviewed.
Marco Iacoboni, famoso per l’esperimento di neuromarketing aziendale su mezza dozzina di studenti pubblicato su Edge, e per quello di neuromarketing elettorale pubblicato senza peer review dal New York Times.