CRAP

Vista la regola dei ricercatori “pubblicare o perire”, aumentano gli editori open access che seguono la regola della Public Library of Science (PLoS) “chi pubblica paga”. Ma PLoS retribuisce redattori capaci di leggere un paper e di cercare i peer-reviewers in grado di giudicarne, e gli autori ai quali commissiona rassegne, analisi ecc. Infatti perde soldi.

Editori più spregiudicati ci guadagnano?

A furia di ricevere email della Bentham Science che sollecitava papers per le sue 200 testate open access, Philip Davis, dottorando dell’università Cornell, s’insospettiva formulava un’ipotesi e progettava un trucco esperimento basato sul metodo Sokal.

Fatto generare al programma SCIgen un paper pseudo-scientifico, lo firmava da dottorando al Center for Research in Applied Phrenology, ovvero CRAP – giustamente essendo la frenologia considerata tale da oltre un secolo – e lo spediva a una rivista di informatica del gruppo. Temeva di essere smascherato, ma a marzo riceveva solo un email con no grazie, ma aspettiamo il suo prossimo lavoro.

Ora Davis rivela che un’altra testata della Bentham ha accettato un altro articolo uscito dal CRAP, co-firmato sotto pseudonimo anche da Ken Anderson, direttore generale per gli affari internazionali e lo sviluppo prodotti al New England Journal of Medicine. Tant’è che Davis ha ricevuto una fattura da 800 dollari da pagare in una casella postale di una zona esentasse negli Emirati Arabi Uniti.

Squattrinato, ha ritirato l’articolo con il pretesto che lui e Anderson ci avevano trovato errori (1). Bob Grant di The Scientist ha voluto vederci chiaro:

Ho chiamato Richard Morrissy, indicato sul web della Bentham come il suo “contatto in USA”,  ma non ha voluto rispondere alle mie domande. Mi ha rimandato al suo superiore, Matthew Honan di Bentham-Francia, che – stando a Morrissy – non ha il telefono. Ma ancora Honan non ha risposto a un email, che avevo mandato in copia all’équipe marketing della Bentham, in Pakistan.

(1) Anche Anderson ha scritto in proposito su Scholar Kitchen, ma ha un conflitto di interessi: gli editori open access onesti stanno minando il suo business model.