Razza Soay, antica, rara e pregiata.
Tim Coulson e Tim Clutton-Brock, due famosi biologi delle popolazioni all’Imperial College il primo, e univ. Cambridge il secondo, hanno un debole per le pecore. Due anni fa, dopo aver raccolto misure ventennali delle Soay delle Ebridi esterne, avevano trovato che fino agli anni ’80 gli inverni freddi favorivano la sopravvivenza e la riproduzione quelle grandi e grasse, e ipotizzato che il riscaldamento globale doveva rimpicciolirle. Ieri su Science, scrivono che nell’isola di Hirta, arcipelago di St. Kilda, sono diminuite del 5% negli ultimi 24 anni in corrispondenza con inverni più miti.
(Questi, li hanno controllati sull’oscillazione dell’Atlantico settentrionale che determina l’intensità di venti, piogge e freddo sull’arcipelago.)
Se il tempo rimane bello, gli agnelli superano l’anno in tanti che si trovano a condividere con la nuova generazione l’erba dell’isola. Dato che il cibo scarseggia, restano piccoli per tutta la vita e siccome le pecorelle non aspettano il tepore primaverile per decidere di riprodursi, la popolazione aumenta il che riduce ulteriormente il cibo e il girovita.
Com. stampa dell’Imperial College e commento dell’Economist, sempre attento alla sorte delle pecore scozzesi. Forse perché hanno dato origine alla rivoluzione industriale? Insieme al telaio meccanico e a certi filosofi inclini a occuparsi di economia…
OT – doveva essere una breve assenza, ma a) sono andata nella fattoria-reggia del Salento, dove i cavalli adesso sono in cinque, di cui un’elegante trotteuse incinta. Poi ho fatto una stupidaggine e cancellato tutta la posta dal computer. Disastro minore, ma se mi avete scritto un mail prima del 25, per favore potreste rimandarlo così ho il vostro indirizzo?