Business as usual

Nature Genetics di settembre anticipava on-line a fine agosto la ritrattazione di un paper che aveva fatto scalpore nel 2003 perché identificava per la prima volta le mutazioni di un gene legate all’epilessia.

Su richiesta di uno degli autori, i dati sono stati ricontrollati da un genetista che aveva partecipato anche lui alla ricerca e da altri: erano basati su informazioni false, il numero di famiglie dall’epilessia ereditaria gonfiato, campioni biologici di un’unica provenienza spacciati per diversi ecc…

I commenti sotto il post di Drug Monkey spiegano come mai noi estranei badiamo all’ordine delle firme quando sono molte: 26 in questo caso, prima i 6 ricercatori principali, la ciurma in mezzo, e il capo A. Heils per ultimo, l’unico a non aver accettato di ritrattare.

La settimana scorsa, la Pittsburgh Tribune Review raccontava che Robert Getzenberg, delle univ. di Pittsburgh e Johns Hopkins, aveva truccato i dati della ricerca con la quale aveva scoperto l’antigene EPCA-2,  marcatore esclusivo del cancro alla prostata. Quindi erano truccati i dati del brevetto ottenuto insieme alle università, e  quindi del business plan della società Onconome, di cui Getzenberg è stato il responsabile scientifico dal 2002 al 2008.

In quel periodo, aveva diligentemente riferito sui progressi compiuti in 23 riunioni del consiglio d’amministrazione. Dopo aver speso milioni di dollari per sviluppare e sperimentare un test diagnostico, Onconome ora fa causa a lui e alla sua università: nel 2007 alcuni ricercatori indipendenti che dovevano verificare l’efficacia del test, avevano informato gli amministratori che la proteina era stata estratta dal sangue di ratti.

Anche la giapponese Tessera promette a breve un test per il cancro della prostata basato sull’EPCA tout court. Anche questo identificato, come l’EPCA-1, da Getzenberg che ad agosto diceva di aver misurato livelli di EPCA-2 con predizioni accurate nel 78% dei casi in 55 pazienti dell’ospedale della Johns Hopkins. La quale promette un test sierologico entro 18 mesi.

Sostituirebbe 1,6 milioni di esami invasivi all’anno, un mercato allettante.

La società CellCyte, raccontava poi Forbes via Reuters, vantava sul suo sito brevetti di vettori capaci di consegnare cellule staminali adulte in ogni organo del corpo, e che la Food and Drugs Administration l’aveva autorizzata a procedere con gli esperimenti clinici.

Falso, ma i progressi erano stati diligentemente riferiti al consiglio d’amministrazione dal vice presidente e scienziato in capo Ronald Berninger e agli investitori dai comunicati del presidente Gary Reys, specialista della valorizzazione delle azioni di aziende farmaceutiche e biotech. Per altri dettagli sulle denunce dell’US Securities and Exchange Commission, vedi The Scientist.

A fine luglio, PLoS Medicine ha vinto la causa con la quale chiedeva la pubblicazione di “messaggi di marketing” scritti da esperti in PR, firmati da ricercatori assoldati da BigPharma, e “collocati strategicamente” nelle riviste scientifiche. Li ha messi on line in agosto, ma ora sono indicizzati e più facili da consultare in questa miniera di menzogne.

Par condicio
Il business della medicina alternativa mente anch’esso. Adesso quello britannico chiede che vengano replicate, sempre con fondi pubblici, quelle del NCCAM costate 2,5 miliardi di dollari ai contribuenti americani dal 1992 a oggi, nessuna delle quali ha mai mostrato un’efficacia superiore al placebo (fonte).

Tangenzialmente
Niente contro gli eletti repubblicani che hanno la mutua pubblica e la negano ai non eletti, ma i fautori delle assicurazioni e Hmo private sembrano vivere su un altro pianeta, vista la generosità pubblica nei confronti degli over-65.

Niente contro il libero mercato della medicina se non la sua ingiustizia, i rischi di infezione che moltiplica per ricchi e poveri – niente contro i patogeni, ma non fanno distinzione di classe, cf. Hans Castorp – il rifiuto di far prevenzione perché compromette i profitti futuri, la corruzione (omissis).