Nessuna invidia


(Fonte)
Su Nature ci sono svariati articoli da scaricare prima che tornino riservati agli abbo:

un gruppo di stimati scienziati ambientalisti, diretto da Johan Rockström del Resilience Centre di Stoccolma, fa un primo tentativo di valutare i confini dei processi biofisici che determinano la capacità di auto-regolazione della Terra.

In breve si parla di terre, aria, mari inquinati, di biodiversità e sostenibilità, ma la parola chiave è “primo tentativo”. Come Michael Mann et al. con le temperature a mazza di hockey nel 1998, Rockström et al. “propongono” metodi di valutazione basati sull’incrocio di una valanga di dati esistenti, sperando che ne arrivino di nuovi e migliori per ridurre le zone di incertezza. Lavoro ambizioso, nuovo e utile, qui in versione divulgativa, al quale scienziati altrettanto stimati stanno già contribuendo con critiche, suggerimenti, aggiunte ecc…

E siccome la conclusione provvisoria è che conviene darsi dei limiti anche se potremmo averne superato qualcuno, non vorrei essere nei panni di Johan Rockström. Quanto ci mettono gli anti-ambientalisti à la F. Battaglia a dargli dell’allarmista incompetente e/o truffaldino, proprio come gli anti-riscaldamento globale à la F. Battaglia a Michael Mann?

Sarcasmo?

E’ l’Italia che funziona. Quella delle eccellenze e dei centri di ricerca che in Europa ci invidiano. Quella della quale si parla poco, ma che c’è, esiste. In campo scientifico l’esempio più illustre di questo tipo si trova alle porte di Roma: 350 ricercatori e tecnici che studiano il cervello umano… Si tratta del CERC, operativo dal 2005 e nato grazie all’EBRI, la fondazione voluta da Rita Levi-Montalcini.

Da Mercedes Magazine di settembre (non è ancora on line).

Dai giornali di oggi:

Rinviato il ‘taglio’ delle utenze per l’Ebri, l’European Brain Research Institute di Roma presieduto da Rita Levi-Montalcini. Per ora l’istituto potrà continuare a usufruire delle utenze intestate alla Fondazione Santa Lucia: i due enti di ricerca hanno infatti concordato un rinvio del distacco. “La decisione – si legge in una nota dell’Irccs Santa Lucia – è stata comunicata oggi al Giudice nella seconda udienza sul ricorso che il Premio Nobel ha promosso contro la Santa Lucia, la quale aveva comunicato di dover interrompere il prossimo 30 settembre la fornitura di energia e di altri servizi”. La nuova udienza si terrà il 7 ottobre.

La ministra Gelmini aveva detto che l’Istituto non chiuderà, ma non chi se ne deve accollare i debiti e pagarne le forniture, gli stipendi di 15 dipendenti, i contrattini per una trentina di dottorandi e ricercatori. Forse Santa Lucia, se vince alla lotteria.

All’Ebri mancano i soldi, le pubblicazioni importanti e quindi i grant internazionali. In  compenso, da quando è “operativo” ha avuto quattro direttori scientifici. Dal luglio 2008, è Pier Giorgio Strata, l’amico leale della presidente, che vuole salvarlo anche se nel 2002 il progetto del Santa Lucia era stato preferito al suo, dell’università di Torino e altri enti, ora tradotto nell’Istituto nazionale di neuroscienze.

Da come me lo ricordo, era un progetto meno grandioso dal punto di vista edilizio, ma dai fondamenti scientifici più saldi.

Specializzato in falsi
Kamran Daneshjou – il pendant iraniano di Maria Stella Gelmini nonché l’aggiusta-risultati nelle ultime presidenziali – è stato colto con le mani nella marmellata. Insieme a un altro*, ha copiato l’articolo del 2002 di ricercatori coreani, ci ha aggiunto estratti di una presentazione altrui del 2003 e l’anno scorso ha pubblicato il tutto su una rivista. Fattala franca, i due ci hanno riprovato quest’anno copiando da un secondo paper.

*via Declan Butler che scrive anche il nome dell’altro. Normale, è pubblicato e pubblico. Ma potrebbe aver subito pressioni irresistibili da Daneshjou mentre purgava le università dai dissidenti, quand’era ancora Ministro degli interni. Non è una mia idea, preciso, ma di una ricercatrice non citabile finché rimane a Teheran.

Par condicio
Scandali anche nella chimica via Quirin Schirmeier, un altro dei “cani da guardia” di Nature.
All’ETH di Zurigo, una commissione d’inchiesta ha stabilito che i dati di due papers usciti nel 2000 sul Journal of Chemical Physics erano falsi. In questo caso, il capo del laboratorio che ne risulta co-autore ha convocato lui la commissione, pubblicato con gli stessi autori, meno uno, un errata corrige, e s’è dimesso da direttore della ricerca e dei rapporti con le aziende per conto del politecnico.

La cosa curiosa è che tutti e quattro gli autori dei primi papers negano di averne falsificati i dati.

Ass. giust.
Domani con Vincenzo Balzani siamo alla notte dei ricercatori di Faenza. Mi fermo per sentire i chitarristi dell’Enea, Vincenzo non so.