Boiata evoluzionistica

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Lo psicologo Richard Lynn, scoperto che le donne hanno meno cervello degli uomini quindi sono più stupide, s’è dato alla classifica delle varie popolazioni mondiali in base al quoziente d’intelligenza (1).

Nell’ultimo numero di Intelligence l’emerito pubblica “In Italy, north-south differences in IQ predict differences in income, education, infant mortality, stature and literacy”. Paper ripreso da Repubblica con le pinze e dal Piccolo di Trieste un po’ credulone.  La settimana scorsa è stato ridicolizzato con garbo da un comunicato – grazie Jacopo – di Roberto Cubelli, presidente dell’Associazione italiana di psicologia,  il quale denuncia

gravi limiti teorici, metodologici e psicometrici (inadeguatezza degli strumenti di misura, arbitrarietà della procedura di analisi, mancata definizione di intelligenza)

Credo che tecnicamente si chiami una cioffeca, ma sul dizionario non c’è, vado con boiata.

La boiata ne rivede e integra una del 2006, in cui l’emerito aveva calcolato che gli europei più intelligenti erano i tedeschi, seguiti da olandesi, polacchi, svedesi e italiani. I tedeschi infatti, e di più i giapponesi, incarnano “una legge sottaciuta della storia”: una superiorità militare dovuta al QI elevato, che ne accresce la fitness. I soldati vincitori tornano a casa a riprodursi e propagare i geni del QI. Tanto per riassumere una tipica “analisi evoluzionistica” del nostro.

Questa volta, per 12 regioni italiane correla l’aumento del reddito, dell’altezza delle reclute per il servizio militare e degli anni di scolarizzazione con i risultati nei test PISA 2006.  Questi misurano la competenza degli alunni in lettura, matematica e scienze, non il QI. Però mobilitano le “componenti essenziali” dell’intelligenza, quindi vanno bene lo stesso.  Solo questa volta, altrimenti risulta che gli europei più intelligenti sono finlandesi oltre che femmine…

Più gli italiani sono meridionali, meno riescono nei PISA e ne deriva un gradiente geografico del QI che consente di prevedere in quali regioni sono più poveri, più bassi, meno alfabetizzati e la mortalità infantile è maggiore. Stabilite più o meno le correlazioni, eliminate come ininfluenti le cause trovate da altri, ecco la sua:

La diffusione di geni dal vicino Oriente e dal nord Africa possono spiegare come mai le popolazioni dell’Italia meridionale hanno QI attorno a 89, intermedi tra quelli dell’Italia settentrionale e dell’Europa centrale e settentrionale (circa 100) e quelli del vicino Oriente e del nord Africa (80 –84).

Come nel libro, l’emerito asserisce che esistono i geni del QI. Quelli levantini e maghrebini attraversano il mare, ma non il Po:

le due regioni più settentrionali, Friuli-Venezia e Trentino, hanno i QI più elevati (uguali all’ Europa centrale e settentrionale), e che i QI regionali declinano progressivamente con la latitudine, fino ad Abruzzi-Basilicata, Puglia, Campania, Sardegna e Sicilia, le cinque regioni dove sono più bassi (89–92).

Bullshit razzista, dicevo a Marc Abrahams che ricordava un’altra boiata sugli afro-americani che più sono di pelle chiara più sono intelligenti. Secondo lui, Lynn vuol identificare tutti i ritardati mentali e ottenere, di default, l’unico individuo intelligente al mondo.