Maremma

Fonte.

Giovedì e venerdì alla fattoria granducale di Alberese, una tenuta agricola bio della regione Toscana contigua al parco dell’Uccellina.

Tempo grigio con sprazzi di sole, niente neve, gigli in fiore e anche due piccoli peschi, attorno all’agriturismo della fattoria, cioè nella villa dei granduchi di Lorena in cima al cucuzzolo, dove la cronista era sistemata in una suite spoglia e sobria, ma molto confortevole, grande all’incirca come tutta casa mia e i soffitti alti il doppio con travi larghe 40 centimetri.

Davanti alberi carichi di pompelmi e limoni, vista sulla pianura verso il mare, di lato colline di boschi e dietro montagne innevate. Sveglia di uccellini, petit déjeuner con prodotti locali – complimenti al consorzio latte Maremma.

Visita della tenuta fino alla spiaggia che sta sparendo, mangiata dal mare, che è verde chiarissimo e glauco. Per strada garzette, aironi cinerini e un capovaccaio (? gola crema, pancia bianca, ali bordate di grigio fumo di Londra, però distante e frontale, la testa affossata nelle spalle, la prossima volta portare il binocolo).

Sotto gli alberi e nei pascoli cavalli castano scuro con riflessi rossicci, solidi, lanugginosi, i giovani con dietro, appena sopra lo zoccolo, un ciuffo a sperone.  Mandrie di maremmane, snelle meno le più anziane, quasi tutte  pommellate. Alcune con corna che per entrare nella mia suite dovrebbero metterle alla verticale, e un buttero a cavallo che pareva mandato apposta dall’ente del turismo per il colore locale.

La sera prima, discussione con il direttore sull’andamento dell’azienda agricola. E’ un conservatorio di piante e animali tipici, fa un po’ di sperimentazione, cerca di dimostrare che l’agricoltura bio rende anche sull’ex palude bonificata ai tempi di Lui.

Al mattino, incontro sulle api e la loro salute con autorità, apidologi e le ultime classi del tecnico agrario di Grosseto stipate nella sala conferenze, sempre nella villa. L’apicoltore – pensava di fare tutt’altro ma s’è innamorato dell’A. mellifera ligustica “dolce e generosa” mentre era l’università – non ha portato le arnie, fa troppo freddo per spostarle.

Buffet-degustazione, formaggi, salumi, bruschette nella rivendita all’ingresso della tenuta. Orzo, farro, pasta fatta con una varietà di durum Senatore Cappelli, che cresce alto sopra le male erbe, non servono diserbanti. Molti oli d’oliva ovviamente, anche in una crema per le mani che sa di rosmarino. Vini in botte e bottiglie, i rossi tra i 14 e i 14,5°, troppi per i miei gusti. La sovraproduzione toscana è tale, anche di Brunello pare, che forse non è il caso di aggiungerne anche se organico. Carne di maremmana, ma non me la sono sentita e per gli amici ho ripiegato sui salumi.

Forse mantenere una fattoria così è un lusso, ma almeno conserva le specie e adesso la gestione è trasparente. Dovrebbe pagarsi da sé le spese, non vedo come. Solo la manutenzione della villa deve costare una fortuna.

Rientro verso Firenze con la borsa piena di succulenze appena comprate, più due bottiglie di vino, un vaso di miele e una confezione di tre saponi all’olio d’oliva in omaggio (bello, fare la relatrice).

Mi dà un passaggio sulla Punto regionale un simpatico dirigente della commissione agricoltura (e di altre), in due ore siamo a Firenze, prendo la Freccia rossa delle 18 e sono a Milano per cena… Invece tempesta di neve subito oltre Grosseto, tre ore e mezzo per arrivare a Siena malgrado le catene montate grazie al camionista retrostante, per l’intasamento di camion e auto ferme che blocca pure gli spazzaneve. A Firenze, la Freccia delle 19 era partita puntuale quindi niente, quella delle 20 aveva 95 minuti di ritardo.

A rovinare il piacere, sono arrivate due notizie. La regione Toscana ha modificato la sua legge sulla caccia, il solito patto tra maschi prima delle elezioni. E Italia dei Valori che s’era data una mano di verde con il referendum contro il nucleare, se l’è lavata via con una proposta di legge in Parlamento

a firma dell’onorevole Cimadoro, per depenalizzare i reati venatori tra cui la caccia a specie superprotette, quella nei giorni di silenzio venatorio e, udite udite, a stagione chiusa,

dice la LIPU. Gli italiani che trovano ripugnante uccidere per divertimento possono firmare  qui.