Patata transgenica: sì di Dio, no di Darwin


Vitelotte bio

La Chiesa s’è detta favorevole alle centrali nucleari, e tra poco all’Amflora? L’Avvenire pubblica oggi un “Perché sì” di Giuseppe Bertoni, direttore dell’istituto di zootecnica, facoltà di agraria, università cattolica di Piacenza:

«Il trasferimento di geni o di una parte di essi è presente in natura. Chi si occupa di ogm in laboratorio non è uno stregone, non stravolge l’opera di Dio e non si pone in conflitto con le leggi naturali. È normale il trasferimento del genoma di un virus in un altro organismo, o di materiale genetico da un batterio all’altro. Gli stessi mitocondri presenti nelle cellule sono residui ancestrali di microrganismi esterni».

G. Bertoni ignora di netto l’evoluzione della resistenza agli antibiotici. Manuela Giovannetti, che ha fatto ricerca sull’impatto di diversi tipi di mais Ogm sui microbi dei suoli, ed è preside di agraria all’università di Pisa, motiva il suo “Perché no” con

la presenza nel corredo genetico di questa pianta di geni per la resistenza agli  antibiotici. Già l’Oms e la Fao avevano sottolineato, il pericolo della diffusione di questi tipi di geni nell’ambiente attraverso le coltivazioni Ogm. La preoccupazione deriva dal fatto che ci sono ormai pochi antibiotici che non abbiano già dato luogo alla formazione di organismi resistenti: diffondere nell’ambiente geni che danno ulteriori resistenze potrebbe essere deleterio. (…) A loro volta i batteri che hanno acquisito questi geni, possono trasferirli su altri batteri: anche quelli patogeni per l’uomo, con ovvie conseguenze. I rischi per la salute umana nascono da questa catena biologica. Che sostanzialmente non è controllabile.

Non controllabile, esempio.
Negli orsi polari delle Svalbard, Trine Glad e Monica Sundset hanno trovato solo quattro ceppi di batteri intestinali con i geni della resistenza agli antibiotici.  In Norvegia – il paese che al mondo usa meno antibiotici negli allevamenti – ne hanno trovati tredici in tori, cavalli e animali domestici, sedici nei maiali e quaranta nei pazienti ricoverati in ospedale.

Sembrano già abbastanza.