Su PLoS Biology, Peter Poon et al. la chiamano melanogaster invece di funebris, per cui il paper merita a priori di essere segnalato e celebrato.
Premessa: quando non le funziona il recettore Or83b sui neuroni olfattivi, la Drosophila non percepisce una serie di odori appetitosi, resiste di più non solo alla tentazione di avventarsi sul cibo, ma anche al digiuno forzato e allo stress ossidativo per cui invecchia molto più lentamente.
Poon et al. hanno studiato cosa le succede quando non le funziona il recettore Gr63a specializzato nello sniffare la CO2 – emessa dal lievito di birra, per esempio – come avviene in natura se ha due copie mutate del gene Gr63a. Come al solito il bello sta nei particolari, i ceppi utilizzati (Bloomington Stock), l’alimentazione (farina di mais impastata con zucchero e Saccharomyces cerevisiae vivo), le misure dei gas nelle fialette, il tipo di trappola odorosa, il labirinto per l’evitamento della CO2, le PCR, le riprese video dei comportamenti ecc. Raccomando alle aficionadas e agli aficionados di leggere il paper, o almeno la sezione “materiali e metodi” che mette sempre allegria e vengo alla conclusione.
Mentre l’assenza del recettore Or83b rallenta l’invecchiamento di maschi e femmine, nel caso del recettore Gr63a solo le femmine che ne sono prive vivono a lungo, sane, rilassate e grassottelle anche se sono tenute a dieta ipocalorica. In compenso, il digiuno forzato le stressa molto. Siccome una mutazione analoga giova al verme Caenorhabditis elegans, non so se con la stessa differenza tra i sessi, si dovrebbe poter rintracciare in altre specie con fiuto.
Moscerine contro Fodor & Piattelli-Palmarini
Sempre su PLoS Biol, Daniel Matute conferma un’altra teoria che deriva da Darwin e mostra come dopo un’isolamento geografico la selezione naturale rafforzi la “barriera” riproduttiva che divide il gruppo isolato dalla specie d’origine. I gameti della Drosophila santomea sono diventati incompatibili con quelli della D. yakuba onnipresente nell’Africa subsahariana e dalla quale discende, e il risultato è una nuova specie. Il commento evoluzionistico di William Mair ha un’illustrazione molto carina.
“Culture Gap” a chi?
Finalmente ho letto l’articolo di Paul Ehrlich, The MAHB, the Culture Gap and Some Really Inconvenient Truths, neo-malthusiano il che basta a farmi venire l’orticaria. Prevede risorse insufficienti per la specie da qui a breve, ma questa volta dà la colpa anche al consumismo dei paesi ricchi. Di fatto però le donne fanno meno figli ovunque ci riescono, povere e ricche indistintamente, e quanto a fertilità già oggi siamo appena sopra il tasso di sostituzione. Salvo conquista del pianeta da parte dei fondamentalisti tipo Big8 (se la riprende con la pillola perché porta al sesso “senza conseguenze” anche per noi oltre che per lui*) non vedo che cosa potrebbe evitare il declino.
Ministro, sost. masch.
Nel comitato di 60 esperti scelti da Maria-Stella Gelmini per “riordinare gli enti di ricerca”, ci sono quattro donne.
* Giuliano Ferrara riprende da Time la bufala secondo la quale la pillola sarebbe “il primo medicinale assunto regolarmente per una ragione diversa di una malattia”. Come se versioni più o meno efficaci del viagra non girassero da secoli, rif. le preparazioni a base di cacao…