Militari che fanno sul serio

.Le armi di domani?

Al Center for a New American Security non prendono i cambiamenti climatici alla leggera, come si vede dal nuovo rapporto Broadening Horizons. Nasce da un “war game” in cui gli autori hanno giocato con i commilitoni e ricercatori da cui è emerso che non si capiscono. Per cui le Forze Armate americane devono

– essere coinvolte nei piani di geoingegneria (giusto, i primi esperimenti li avevano fatti loro in Vietnam, un po’ d’esperienza ce l’hanno)
– contribuire a mitigare i danni da riscaldamento globale dotando le proprie basi di centrali nucleari che emettono meno gas serra, sotto la supervisione di un panel di superesperti del Dip. dell’energia (mica vorranno sentire le battute di Steve Chu?)
– costringere tutti i servizi a studiare il cambiamento climatico e le sue implicazioni per le rispettive attività (visione celeste di ufficiali chini sul IV rapporto Ipcc invece che sui piani bellici)
– dedicarsi alla conservazione e al risparmio energetico (lanciando missili a mano?)
– attraverso il NorthCom sostenere l’alto commando sulle questioni relative all’Artide (già russi e canadesi litigano sulle risorse forse sottostanti, ci mancano solo altre portaerei)
– disporre di dati aggiornati invece di aspettare che i ricercatori si ricordino di spedirli (più abbonamenti alle riviste scientifiche?)
– chiedere agli scienziati di spiegare meglio i propri risultati (per mail così qualcuno le ruba, il bell’Anthony et al. scoprono che il riscaldamento globale è guidato dal Pentagono e s’auto-accusano d’alto tradimento?)

ecc. e il Senato deve ratificare la convenzione dell’Onu sui mari. Sarebbe ora. Sarebbe anche ora di ampliare gli orizzonti dei militari. Non vincono più una guerra da oltre cinquant’anni, ma forse al posto di Bin Laden riusciranno a catturare un po’ di CO2.