Nell’editoriale “Under suspicion“, il direttore del gruppo Nature spiega cosa succede quando al settimanale o a uno dei 17 mensili arriva una denuncia seria sui dati o sul comportamento di un autore, e in particolare sulle cinque accuse all’anno di manipolazione di un’immagine o figura.
Quando riceviamo un reclamo, prima analizziamo le figure per vedere se le accuse hanno una qualche validità ed esaminiamo attentamente l’intero articolo. Alcune accuse di manipolazione risultano errate. Altre, sospettiamo, sono tentativi maldestri di infangare la reputazione altrui. A volte, il nostro esame suggerisce che qualcosa non va. Chiediamo agli autori i dati originali e una spiegazione, per aiutarci a capire se c’è davvero stata una manipolazione e perché. La stessa richiesta accompagna quasi sempre altri tipi di accuse, dagli autori che non condividono i propri materiali come dovrebbero, a quelle di fabbricazione dei dati e di plagio. L’intenzionalità conta: spesso scopriamo non dati fabbricati ma pratiche scadenti e una mancanza di educazione (scientifica, ndt)…
Seguono i soliti passi, dal corrigendum accompagnato da figure e dati giusti, alla retrazione concordata o unilaterale della rivista dopo indagine approfondita dell’ente dove lavora l’autore, avvertito da una lettera. Qui la procedura si fa lenta e complicata perché la quasi totalità delle ricerche ha più autori; spesso di paesi diversi dove i requisiti di onestà sono altrettanto diversi; al di fuori degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei, gli enti di ricerca non hanno procedure per affrontare quei casi ecc.
A proposito di corrigendum, il direttore scrive che “può rafforzare la reputazione di onestà degli autori”. E’ sicuramente vero per altri mezzi di comunicazione. Per es. l’editore di Claude Allègre potrebbe pubblicare L’Imposture climatique con gli errata corrige gentilmente preparati da quattrocento e passa dei suoi colleghi, e richiamare le 130 mila copie vendute come la Toyota le auto difettose. Editore ed autore ci rimetterebbero un po’ di soldi, ma il secondo non verrebbe più chiamato L’impostore.
Nel mio piccolo, ho messo su un biglietto da visita gli errori scovati nelle Api (non rilette prima della ristampa). Così se qualcuno dice che ce l’ha, apro un elegante porta-biglietti in alluminio con lo stemma del Poli di Torino e zac… “Se ne ha trovato altri mi avvisa?” Ancora non m’ha avvisata nessuno, perché nessuno ce l’ha o nessuno s’è accorto del risultato esilarante di una riga saltata, di un prof di Harvard chiamato con il nome del suo giocatore di baseball preferito e altre ocaggini?
Libri di primavera
Tra i sette Spring Books scelti da Nature, Robert Dunn recensisce Anthill, il romanzo di E. O. Wilson e Hans von Storch Solar di Ian McEwan. Solo per abb., per il primo rimando a Margaret Atwood e per il secondo a Christopher Tyler.