Arrivano i rinforzi

L’Economist apre la sezione scienza con “A Fly in the Ointment” – espressione da non confondere con “A Cockroach in the Soup” –  e uno spettacolare primo piano della grande moscerina che la Commissione internazionale per la nomenclatura zoologica detta CINZ vuol rinominare D. funebris o Sophophora m. Il prestigioso settimanale ammette che la nomenclatura di genere è un casinos perché le drosofilide in realtà non hanno un’antenata comune ,quindi lei è parafiletica.

Ma non l’hanno nemmeno le varie specie sofoforide e sarebbe altrettanto parafiletica in quella famiglia, che motivo c’è di saltare dalla padella nella brace?

Come Patrick O’Grady, la presidente del Drosophila melanogaster’s Genetics & Neuroscience Fan Club ritiene che CINZ doveva accettare il fatto compiuto e il nome del nostro fan club. Infatti, dice l’esimio drosofilologo dell’illustre università della California a Berkeley,

il principale scopo del CINZ è di garantire la stabilità, non solo per i tassonomisti, ma anche per la scienza e il vasto pubblico… Ha perso un’occasione d’oro per dimostrare la propria utilità.

Poco ma sicuro, perciò l’Economist conclude:

Per fortuna non esiste una polizia tassonomica, e nemmeno l’obbligo di rispettare una revisione del nome della celebre moscerina. Ma se la tassonomia vuol conservare una rilevanza per l’opinione pubblica, potrebbe volerci pensare due volte prima di tagliare i suoi pochi legami con il mondo esterno.

Gli aggettivi sono in polemica con un socio pro-funebris.

Con l’obiettività che lo caratterizza nelle questioni di genere, in politics not so much, l’Economist riferisce di una ricerca su Evolution and Human Behaviour secondo la quale le donne hanno capacità spaziali superiori a quelle degli uomini, ribaltando un’altra volta il cliché. Durante due stagioni delle piogge, in un villaggio dello stato di Tlaxcala, due ricercatori messicani e due ricercatrici hanno monitorato gli spostamenti e il battito cardiaco di raccoglitori e raccoglitrici di funghi: il peso del raccolto era identico per entrambi i sessi, ma quello maschile spendeva un 70% di energia in più.

L’articolo accanto al precedente s’intitola “Hormones of Laddishness” e prima che tutte pensino a male, il sottotitolo chiarisce che “è l’estrogeno, non il testosterone, a far sì che un maschio si comporti da maschio”. Dopo una serie di esperimenti sui topi, Scott Juntii et al. scrivono su Neuron che

la mascolinizzazione dei percorsi neurali in risposta al picco di testosterone alla nascita avviene innanzitutto sotto il controllo dell’estrogeno.

Da adulti i topi privati di recettori per gli androgeni e di testosterone hanno comportamenti sessuali e territoriali simili agli altri, ma con l’aggressività in meno, quindi gli ormoni maschili fanno da rinforzo e “sovrintendono all’esecuzione”. Secondo l’Economist, per il gruppo di Nirao Shah la scoperta “è stata una sorpresa”. Non ci credo.

Tra gli articoli gratis, segnalo quello sulla macchia di petrolio che sta per insozzare (1) le coste della Louisiana e uno sul compromesso che potrebbe portare a un accordo sulle balene (2). In particolare per le rostrate che i giapponesi ammazzano persino nel Santuario meridionale in acque australiane, e che un ex delegato giapponese all’International Whaling Commission chiamava con eleganza “the cockroaches of the sea”.

01.05.2010
(1) Le ha insozzate.
(2) Non è passato.
Sigh…