Introduzione. Secondo i climatologi Spaghettisti Pastafariani (scusami, Juhan) l’aumento delle temperature è inversamente proporzionale, o forse no, a quello della pirateria.
No, diceva a un convegno l’anno scorso il non-climatologo Nicola Scafetta: è legato ai cicli orbitali dei pianeti transgioviani, essendo il loro effetto marea sul Sole proporzionale (sic) alla distanza. Non lo è più nel suo nuovo paper “Evidenza empirica per un’origine celeste delle oscillazioni climatiche, e le sue implicazioni”, di cui Anthony Watts è entusiasta e, per effetto marea, il suo fedele ten. col. Guidi.
Materiali e Metodi. Per costruire un modello valido delle tendenze climatiche servono: i lavori di Scafetta & West; Scafetta & West; Scafetta senza West; undici cicli di dieci pianeti più la Luna, che spazino da 2, 5 o forse 9,1 o forse 18,6 ecc. a 170 anni o forse 180; un baricentro semplificato del sistema solare; l’eliminazione dei satelliti di Marte, Giove e Saturno prima che interagiscano con il baricentro suddetto e i rispettivi pianeti.
Risultati. Grazie al modello Kuramoto forzato, i cicli orbitali dei pianeti convergono in una “sincronizzazione collettiva di oscillatori accoppiati” che smuove il Sole dal baricentro e ne aumenta e diminuisce le macchie a cicli di 60 anni. Per una felice combinazione, è giusto la frequenza dei cicli climatici entro la quale le temperature salgono e scendono a fasi di 9,1 anni. Tra congiunzioni, opposizioni e passaggi di Saturno in Capricorno, i moti celesti causano il 60% del riscaldamento in atto dal 1970 in poi; riflettono meglio le temperature dal 1850 a oggi del “modello GISS-E”; infine prevedono che il clima si sia stabilizzato o forse raffreddato fino al 2030. O forse al 2040.
Conclusioni. “L’analisi dei dati dimostra che” ai climatologi
- sfuggono meccanismi decisivi per il clima la cui origine fisica e giustificazione ultima risiedono nei fenomeni astronomici.
Meccanismi che
- sono tuttora ignoti.
ma forse dipendono da “un allineamento di Venere Terra e Giove in fasi di 11 anni” o forse (omissis) e dal numero dei pirati. Per un confronto tra dati “analizzati” e dati reali, vedere qui, qui, qui o qui.
O forse qui.
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Per Ong
Patrick Gonzalez dell’università della California a Berkeley e il suo gruppo pubblicano un nuovo modello di vulnerabilità degli ecosistemi al cambiamento climatico. Potrebbe interessare le Ong ambientaliste e umanitarie. Per non abb. a Global Ecology and Biogeography, Patrick G. ha messo l’abstract, le mappe, i materiali aggiuntivi e il com. stampa sul proprio sito.