E cinque!

Oggi è uscito il rapporto della commissione Muir Russell (testo dal Guardian per chi non vuole scaricare il pdf), già dal sommario conferma le precedenti sul Climategate, la mazza da hockey, i presunti abusi della peer review:

In merito alle illazioni specifiche riguardanti il comportamento degli scienziati, ci risulta che la loro onestà e il loro rigore scientifico sono indubbi. Ma ci risulta anche una costante incapacità di mostrare un grado sufficiente di apertura sia da parte degli scienziati che della loro università…

Facile dire così oggi, ma nell’università la legge Freedom of  Information è entrata in vigore nel 2004 e i bigoilisti volevano i dati delle mazze uscite nel 1998 e nel 1999. Be’, magari dopo la buriana ci saranno fondi e dipendenti per archiviare i dati.

Commento a caldo di Real Climate mentre vado avanti a leggere.

(Update. Letto. L’Economist –  in un editoriale trova gli scienziati umani e quindi imperfetti, e chiede una riforma e più soldi per l’Ipcc – ne fa un’ottima sintesi, salvo per una piccola svista. A proposito della mazza da hockey non esplicitata, come la commissione Muir Russell sembra credere che sia uscita in un paper. Invece era un’illustrazione per la copertina, e le regole sono diverse. Per es. su quella dell’Economist la Tour Eiffel ha l’ultimo piano pendulo…)

A proposito di rapporti, questo post m’era rimasto in bozza da quando la faccenda era stata ripresa in versione italo-insinuante-insultante dal ten. col. Guido Guidi, a metà giugno direi. Finiva confidando in uno scoop del Tafano climatico, millantato per ora.

Dunque.

L’economista minerario in pensione Steve McIntyre – detto il Revisore dal nome del suo blog – voleva che la commissione Oxburgh accusasse Phil Jones et al. di malefatte durante la stesura del vol. I del IV rapporto IPCC. Non ha ottenuto soddisfazione, così ha ingiunto al “Dr. Oxburgh” di fornirgli

– i termini di riferimento della commissione, visto che non erano nel rapporto; e se comprendevano quelle malefatte da confessare che aveva abusivamente escluse;
– prove scritte che la Royal Society accettava di fornire alla commissione un esempio rappresentativo (fair example) di papers sul clima, dell’accordo degli indagati sulla loro rappresentatività, dei controlli effettuati dal Dr. Oxburgh medesimo per accertarsi che fossero rappresentativi;
– i verbali degli interrogatori oppure i nomi degli interrogati, da chi e quando, e gli appunti personali presi dagli inquirenti;
– di ingiungere a Kerry Emanuel, del MIT, di trasmettere al Revisore qualunque documento ottenuto quale membro della commissione.

In nome della trasparenza, il Revisore ingiungeva infine al Dr. Oxburgh di rispondergli senza cercare esenzioni alla legge sul libero accesso all’informazione. (Che i server del MIT siano a prova di hacker?)

Risposta in parole mie, perché da ex capo dell’Imperial College e della Shell, Lord Oxburgh è assai più suave:

non capisco l’ingiunzione, i termini sono nell’introduzione del nostro rapporto, i partecipanti potevano leggere tutto quanto serviva loro per aggiornarsi sul tema, non esistono verbali, lei confonde la mia commissione con quella di Sir Muir Russell e la smetta di tampinare Kerry Emanuel.

Con “il fiato mozzato” da siffatta tracotanza, il Revisore aveva pubblicato lo scambio integrale “con commenti che ne accrescevano il contenuto satirico”. Più di quanto immagini… ma c’è poco da ridere.