Una settimana fa, Nature aveva in copertina “strutture fossili” di 1 cm. l’una, trovate nel Gabon e per ora senza nome di specie, organismi pluricellulari risalenti a 2 miliardi di anni fa, anche se resta la possibilità che fossero batteri teneramente avvinti. Però con la “firma” dello sterano, un pre-steroidi tipico degli eucarioti, scriveva il grande Abderrazak El Albani – et al. – del CNRS di Poitiers. Quindi la “brusca esplosione del Cambriano” sarebbe iniziata un miliardo di anni prima della data ufficiale, e la cronologia dell’evoluzione andrebbe riscritta, almeno per la vita visibile a occhio nudo?
Ne parlavano i pikaioni per far adirare il vice pres. del CNR.
Questa settimana, altro dispiacere per l’astorico De Mattei e altro lavoro per i cronologi, Simon Parfitt et al. cambiano la data d’arrivo dei primi britannici. Lasciata l’Africa 1,8 miliardoni (grazie Claudio) di anni fa per un tour dell’Eurasia, circa un milione di anni dopo un gruppo di umani ha scoperto l’aria tonificante del Norfolk almeno 80-90 mila ani prima dei vicini, e ci ha messo le radici malgrado le ricorrenti ondate di freddo. A smentire la tesi che già a quei tempi tutti inseguivano il clima mediterraneo, “Early Britons could cope with cold” titola Nature.