Parigi, fisica delle alte energie: niente cibo, niente posto a sedere, niente bosone di Higgs, ma ottima comunicazione della scienza da parte di Marco “Stef” D. in particolare.
Cadarache, fusione nucleare. Anche l’Economist si sveglia, solo per abb., e chiede se abbia senso sottrarre fondi a ricerche meno vistose per buttarli nel cantiere di Iter. Ha notato che ognuno dei 19 paesi sponsor costruisce quello che conviene alle proprie industrie, nella speranza che i pezzi alla fine combacino. Some hope… (OT, in open access il necrologio di Mau Piailug, maestro navigatore di Tahiti. Da antologia.)
La scommessa di Steve Chu. Invece che su Iter, punterei su STEP che sta per cattura “Solar Thermal Electrochemical Photo” del carbonio a partire dalla CO2 atmosferica. Ma perché dar retta a uno Steve qualsiasi quando ci abbiamo un Franco Battaglia… Solo per abb., mais ça fait déjà du bruit dans Landerneau…
“Se Steve Schneider ci fosse ancora, sarebbe ottimista anche se il Congresso ha affossato il Climate Bill,” dice Science (e dopo Steph, anche Steve Caserini rende omaggio a Steve).
Sempre in open access, il pigmento blu scoperto da Gilberto Artioli e Andrea Tapparo sulle selci del Museo di storia naturale di Verona. La molecola è inedita e neologismo cercasi, o il divieto riguarda solo noi giornalisti? E la ricerca di Elisabetta “Stefania” Erba dell’università di Milano et al. sull’acidificazione degli oceani 120 milioni di anni fa, spiegata ai fideisti del “più CO2 fa bene”.
Ritornando alla fusione, per sfruttare quella dei ghiacciai in Patagonia, la HidroAysen ha progettato 7 megadighe e un gigacorridoio di foresta da abbattere così lo scorrimento accelera. Fra chi non ci sta: le banche, oggi dette Steve.
Il Project Steve colpisce ancora.