Bonding


La copertina di Nature è degna di Angewandte Chemie.  Sotto c’è un inno alla spettroscopia in attosecondi che svela gli orbitali degli elettroni nel kripton – un gas, nessun legame con il minerale di superman, salvo la comune etimologia – e cosa succede al legame tra l’elettrone, tolto a un suo atomo, e lo ione che si lascia dietro. Munirsi di fazzoletto.

Gli autori del paper sono soprattutto fisici, sento da qui il teorico degli orbitali che digrigna i denti. D’altronde Polly Arnold vanta una ricerca – pubblicata da Angewandte Chemie – in chimica degli attinidi, elementi che finora interessavano soprattutto  i fisici.

Esce pure il genoma della demospugna Amphimedon queenslandica che tutti aspettavamo per completare l’albero genealogico. Adesso possiamo tuffarci in mare e salutare rispettosamente le antenate, tanto più che avrebbero sviluppato la prima difesa contro il cancro, seicento milioni di anni fa.

Fall out
Secondo Zeeya Merali, alla conferenza di fisica delle alte energia che si teneva a Parigi s’è scatenata una tempesta sull’eventuale premio Nobel per l’eventuale scoperta del bosone di Higgs. Una tempesta, e Marco non se n’era accorto? (Hanno vinto tutti il suo quiz, a dimostrare che la storia della fisica è ben nota).

The silly season I
Se il comunicato dell’università del Minnesota corrisponde al vero, sul Journal of Consumer Research Kristina Durante et al. stanno per pubblicare “Ovulation, Female Competition, and Product Choice: Hormonal Influences on Consumer Behavior”. Durante l’ovulazione, le volontarie, arruolate sul campus dell’università del Minnesota e messe davanti a foto di belle ragazze, diventano più disposte a comprare vestiti, scarpe e accessori più sexy, e più cosmetici, integratori alimentari, “procedure mediche” (trad. botox, silicone per labbra, asportazione cellulite ecc.) e altri prodotti che dovrebbero accrescerne l’appeal.

Non l’ho trovato in versione italiana, ma forse non ho cercato abbastanza.

The silly season II
Secondo un comunicato dell’università di Rochester, sul Journal of Experimental Psychology, come livello siamo lì, Andrew Elliot et al. sostengono che le donne tedesche, americane, cinesi e inglesi si concedono più facilmente agli uomini vestiti di rosso dopo aver fatto vedere foto di maschi in camicia rossa o bianca, oppure in cornice rossa o bianca a 288 studentesse reclutate sui campus dei rispettivi paesi. Conclusione: “un uomo che si veste di rosso si sente dominante, il che ne influenza la fiducia in sé e il comportamento e ciò a sua volta può far impressione sulle donne.”  Ai 25 studenti non hanno fatto nessuna impressione.

Libero invece, da ieri i redattori indossano l’uniforme garibaldina.