Trendy


L’île flottante…

Come sanno gli habitués, seguo il metano che fuoriesce dai fondali marini, dal permafrost o dai ruminanti perché come gas serra è 25 volte più efficace della CO2, sapere il trend è indispensabile per lo shopping.

Combinazione, su Science di oggi Richard Kerr fa il punto della situazione per quanto riguarda quello artico e bacchetta i giornali che hanno annunciato a titoli cubitali un’imminente catastrofe (?). Certo, sotto i mari e sotto forma di idrati c’e mille volte più metano per un totale svariate migliaia di petagrammi che solo un allarmista tradurrebbe con svariati miliardi di tonnellate. Invece non è il caso di allarmarsi perché il processo è lento, dice Martin Heyman del Max Planck, “aggraverà il problema del cambiamento globale, ma non è una catastrofe.”  Una volta liberato infatti,

il gas deve superare i sedimenti, le bolle che ce la fanno reagiscono con l’aria presente nell’acqua di mare e il metano si ossida in CO2. Se riescono ad arrivare a galla, in una decina d’anni si ossidano in CO2,

scrive Richard Kerr. Fino al 2020-2030 non succede niente e dopo al massimo ci sarà mezzo grado di caldo in più. Diversamente dal metano, la CO2 resta in atmosfera a prolungare il riscaldamento globale per migliaia di anni, ma se la vedranno gli altri, fa in tempo a tornare di moda il visone.
creme brulee
Spaghetti volanti (variante della Silly season)
Restando in tema, il sequestro della Syria Star nel golfo di Aden conferma la correlazione tra temperatura e pirateria, ma negli eventi estremi non avevo previsto un carico di zucchero. Faccio un modello delle ondate di calore con acqua addolcita per vedere se  caramellizza a crème brûlée o si aggrega a chupa chups. Stay tuned.

Genetica dell’epigenetica
Erano stati anticipati on-line, e me li ero persi,  i due paper in open access del gruppo di Catherine Dulac, a Harvard, sull’imprinting, quel meccanismo attraverso il quale un gene ereditato dalla madre blocca o limita l’espressione della copia ereditata dal padre e vice versa.

Il gruppo ha lavorato sul cervello del topo, e non è ancora chiaro se George Bernard Shaw avesse torto o ragione quando rifiutava di fare un figlio con una bella signora nel timore che avesse l’intelligenza di lei e le gambe di lui. Comunque i risultati sono fantastici. L’imprinting influenza l’Rna di almeno 1.300 proteine espresse nel cervello, e non è affatto definitivo: cambia durante la vita. Grosso modo, l’imprinting materno prevale durante lo sviluppo dell’embrione e non è una gran sorpresa, e quello paterno nell’adulto.

Ma l’alternanza dipende dal sesso della prole, dalle aree cerebrali e addirittura dal tipo di cellule. Sempre grosso modo, i geni materni si occupano di più dell’ipotalamo e di meno della corteccia prefrontale mediana, a meno che la prole sia femmina: in questo caso, è il cromosoma X materno a badare alla corteccia.

Questo interessa i neuropsichiatri perché in certi mammiferi maschi dalla mega-corteccia, alcune disfunzioni cerebrali sono legate al fatto che hanno un X solo e fragile.

Adesso bisogna capire quanto le interazioni con l’ambiente – diverse per maschi e femmine – contribuiscono a ribaltare la situazione, a rendere dominante un gene che prima era stato azzittito dal suo omologo. Bref, un sacco di dati nuovi che suscitano un sacco di domande. E anche il  comunicato di Harvard è  ben fatto.

Vegetali solidali
Discendenti della colza transgenica resistente agli erbicidi prodotta da Monsanto e Bayer crescono spontanee nel North Dakota, non accanto alle coltivazioni di quella a pagamento, ma attorno alle stazioni di servizio, fuori dai negozi, in metà dei 288 prelievi fatti dai ricercatori ogni 8 km lungo le strade statali in giugno e luglio.

Alcune piante hanno i transgeni di entrambe le aziende, una grave violazione dei rispettivi brevetti. Ora faranno contrabbancross-pollination con male erbe del circondario passando loro i transgeni della resistenza per salvarle dai bombardamenti con il glifosate… altri dettagli su Nature.