Avevo preparato questa lettera, ma servirebbe una mano per migliorarla.
Stamattina al bar, cappuccino, brioche, discussione sul vostro pianeta in orbita attorno a Gliese-581 e sull'”ambasciatore incaricato dall’Onu di parlare con gli alieni”. In pochi giorni è il terzo bottone, forse conviene spiegarvi di cosa si tratta.
L’astrofisica Mazlan Othman non è stata incaricata di niente, era l’ennesima bufala di Jonathan Leake del Sunday Times per compiacere padron Murdoch, contrario all’unità delle nazioni qualunque sia lo scopo. Ma l’idea è nell’aria da parecchio, vi facciamo un quadro.
Il paradosso di Fermi
Un giorno del 1950 mentre s’avviava verso la mensa di Los Alamos, Enrico Fermi chiacchierava con i colleghi di un presunto avvistamento di UFO riportato dalla stampa. A tavola, chiese all’improvviso “Dove sono tutti?” Sottinteso: “se non siamo i soli ad avere una tecnologia avanzata, perché non abbiamo ancora ricevuto segnali o visite di alieni?”
In cuor suo pensava che eravamo gli unici intelligenti, e lui più di tutti. Pochi anni dopo, il giovane e spavaldo astronomo Frank Drake gli rispose con un’equazione che consente di calcolare quante civiltà progredite possono esserci nella galassia. Basta moltiplicare una serie di frazioni: quella delle stelle con pianeti abitabili rispetto alle stelle senza, di pianeti abitati da alieni intelligenti, di questi in grado di comunicare e così via, per la durata media di una civiltà. Il valore della prima frazione citata è oggi vagamente definibile – si sono già trovati 500 pianeti attorno ad altri soli. Resta da dimostrare che una volta imparato a manipolare le onde elettromagnetiche e inventata la radio e la televisione, una civiltà duri in media diecimila anni, come ritiene Drake.
Primi messaggi
Con Carl Sagan, nei primi anni ’70 Drake mise su due sonde spaziali Pioneer una targa d’oro con incisi un uomo e una donna nudi, una rappresentazione astratta del nostro sistema solare e dei suoi pianeti e alcuni simboli matematici, e su due Voyager dischi con brani musicali e album di fotografie. “Contava il gesto,” dice ora Drake.
Nel dicembre 1974 ad Arecibo, inaugurò un radiotelescopio in grado di captare segnali alieni con un messaggio diretto all’ammasso stellare M13 nella costellazione di Ercole. Su due note, ha trasmesso le cifre da 1 a 10, il numero atomico degli elementi essenziali alla vita, carbonio, idrogeno, azoto e ossigeno, la doppia elica del DNA, un umano, il sistema solare, il telescopio di Arecibo. Non aspetta la ricevuta di ritorno: M13 dista 24 mila anni luce. Inoltre davanti alle figure formate da 1 e 0 che corrispondono alle sue due note, di solito gli umani riconoscono solo l’omino stilizzato, chissà cosa ci vedranno eventuali ercolani.
Seconda risposta a Enrico Fermi
A fine febbraio, per festeggiare i suoi 350 anni la Royal Society di Londra ha organizzato un convegno sul futuro: “Scoperta di vita extraterrestre: conseguenze per la scienza e per la società”. Drake ha riassunto i 35 anni passati da milioni di collaboratori e volontari di SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence, l’istituto di cui è membro fondatore) con l’orecchio di Arecibo teso al cielo per captare messaggi che non sono arrivati ma che intanto si imparano a filtrare dal rumore di fondo della galassia. A Londra gli speranzosi ne hanno dedotto che gli alieni intelligenti ci sono, ma preferiscono “stare in ascolto”. Tra vent’anni vi arriveranno le nostre trasmissioni televisive, ci compatirete, ma noterete che abbiamo un linguaggio.
Gavagai!
A febbraio la Royal Society non aveva invitato Douglas Vakoch, il responsabile per SETI del programma “Composizione del messaggio” e fautore di un “approccio attivo” alla comunicazione con voi. Deve però risolvere il problema dell’indeterminatezza della traduzione definito da Quine nel saggio Word and Object (h/t alla teiera). Mettiamo, scriveva il filosofo americano, che un linguista senta un nativo dire “gavagai” in presenza di un coniglio. Significa coniglio, roba da mangiare, andiamo a caccia o “sezione temporale di una estensione tetradimensionale spazio-temporale di un coniglio”?
Un equivoco potrebbe avere gravi conseguenze. A Londra il paleontologo evoluzionista Simon Conway Morris spiegava che un alieno intelligente occuperebbe anch’egli sul proprio pianeta la nostra stessa posizione di “predatore numero uno” e sarebbe incline a considerare le altre specie come prede. Se dicesse “gavagai”, potrebbe aver in mente di farci in salmì.
Iniziare dalla matematica
Il linguista Robert Oehrle e il matematico Carl De Vito partono dall’idea che una civiltà in grado di ricevere e mandare onde radio deve sapere di fisica o non potrebbe costruire una rice-trasmittente. Suggeriscono di inviare agli alieni manuali di matematica e di fisica e la tavola periodica spiegata in termini di calore ed energia. Tuttavia le scienze della materia non permettono di comunicare alcunché sulla natura, umana in particolare, quindi il secondo messaggio consisterebbe in immagini delle varie specie terrestri, accompagnate da registrazioni di cinguettii, ruggiti e altri suoni appropriati. Douglas Vakoch è d’accordo, ma nella registrazione che accompagna il video di un umano, come dire “Veniamo in pace” perché fra tutti i sensi possibili l’alieno non capisca “roba da mangiare”?
A pagamento
C’è chi non si lascia turbare dai paradossi né scoraggiare da chi raccomanda la prudenza o di aspettare che voi facciate il primo passo per provare a rispondere con il mezzo da voi scelto per comunicare con noi. Alexander Zaitsev, un astronomo dell’istituto Kostelnikov di radio-ingegneria, all’Accademia delle scienze di Mosca, ha già mandato quattro “Richiami Cosmici” a una mezza dozzina di sistemi solari del vicinato. Dietro compenso, inoltra anche quelli altrui: nel 2008 un “messaggio dalla Terra” rivolto proprio a voi, in russo e in inglese, dai frequentatori del sito Bebo, un social network russo. L’anno scorso e sempre a voi, 26 mila mail raccolti dalla rivista Cosmos.
Spammers
Al convegno organizzato dalla Royal Society in questi giorni (ne parla anche l‘Economist di oggi, ma solo per abbonati) è riscoppiata la rissa. Di qua gli astronomi che se ricevono un vostro messaggio vogliono decidere con il resto dell’umanità se mandarvi la ricevuta di ritorno. Di là gli scissionisti tendenza METI, Messaging Extra-Terrestrial Intelligence, che del parere dell’umanità diffidano, la ritengono una fifona che vorrà solo censurarli, o che ci arrotondano lo stipendio, come Sasha Zaitsev. Questi non li ferma nessuno. Se nel 2049 ci arriverà un vostro gavagai, sapremo che sta per “basta spam”.
p.s. luglio 2014
Come non detto...