Paradosso solare

Nella vulgata neghista, le scienze del clima non studiano più il Sole tant’è che di recente un Alto Ufficiale dell’Aeronautica è caduto in un profondo stupore davanti a un paio notizie riportate da New Scientist. Chissà oggi.

Nella realtà, si studia più che mai per via delle telecomunicazioni* e centri di ricerca pubblici e privati pubblicano gratis e a pagamento bollettini elio-meteo basati su misure effettuate da satelliti pubblici e privati.

Su Nature di oggi, Joanna Haigh et al. analizzano le misure quotidiane prese dal SIM (Spectral Irradiance Monitor), uno strumento a bordo del satellite SORCE (Solar Radiation and Climate Experiment) dall’aprile 2004 a oggi, e confermano una stranezza pubblicata l’anno scorso: meno il Sole si agita e più scalda. Forse.

Premetto
I raggi UV scombinano e ricombinano le molecole che compongono l’atmosfera – non solo quelle, ma le scienze del clima non studiano l’abbronzatura – e ne cambia il comportamento foto-chimico-termico. Tra il 2004 e il 2007 l’attività solare e relativa irradianza, in media 1,353 watt al metro quadro per chi non vuol guardare su wiki, è calata e poi s’è fermata per riprendere solo adesso e tornare al minimo nel 2021 circa.

Riassumo
Tra il 2004 e il 2007, risulta ora che l’irradianza degli UV è calata molto più di quanto previsto dal modello standard. L’effetto quaggiù è rimasto quasi uguale (meno 0,07 watt per m2) a quello previsto per un minimo solare (meno 0,11). Al contempo aumentava infatti la luce visibile rafforzata dall’ozono atmosferico, non più distrutto dagli UV. A 45 km dal suolo in compenso, l’ozono diminuiva del 2% invece dello 0,8 % massimo previsto dal modello. Tornano i conti dell’irradianza totale, solo che il declino non è ripartito equamente tra le varie lunghezze d’onda.

Il giallo
– SIM è stato progettato male o s’è guastato o SORCE  guardava altrove e  i dati sono sbagliati?
– Oppure il modello standard è da rifare, ipotesi preferita dall’oca perché si vivacizza la trama? Un declino d’attività solare che porta a 0,05°C in più scotta al massimo un cianobatterio, ma se poi scompigliasse l’andazzo foto-chimico-termico dell’atmosfera e l’abbronzatura? (Aggiunta: o gli inverni nel nord Atlantico, come segnala Paolo C.? )
Joanna Haigh et al. dicono che tre anni di dati sono una miseria, il solito lamento, e mettono avanti le mani e i condizionali:

L’impatto sulla stratosfera è molto superiore a quanto si pensava e la forzante radiativa sul clima di superficie è fuori fase con l’attività solare. Al momento non si sa che tale comportamento si sia verificato in passato. Ma se fosse avvenuto nei precedenti periodi pluridecennali di bassa attività solare bisognerebbe riesaminare le valutazioni dell’influenza solare sul clima e i metodi con i quali sono rappresentati nei modelli globali.

Update: “meno il Sole si agita e più scalda. Forse”  lo dice molto meglio Gavin Schmidt.

* Parzialmente in tema
Le trasmissioni televisive che debordavano su bande riservate alla ricerca interferivano con gli strumenti di SMOS, la missione spaziale europea che studia il ciclo dell’acqua. E’ stata schermata e dovrebbe sfornare dati indispensabili alle Ong ambientalo-umanitarie. Incrociamo le dita o facciamo una campagna anti-tv?

E il mio figlioccio?
Manco a dirlo, l’effetto della temperatura sul metabolismo non è  lineare  – se qualcuno ne trova uno lineare vince una birra virtuale – così molti organismi tropicali soffrono il riscaldamento globale recente, e di più quello proiettato da qui a fine secolo, scrivono Michael Dillon et al.  Fra i tropici il caldo aumenta più lentamente che a nord, ma i rettili e altri ectotermi sono privi di termostato interno e meno capaci di adattarsi. Non vorrei che appena battezzato l’Agrilus coyaudi fosse già nei guai.