Quantum Sniff Dynamics


L’articolo di Dan Yakir mi è arrivato via Climalteranti, non ancora pubblicato, però mi è parso meritare  un applauso lo stesso. Riguarda un metodo semplice ed economico per misurare nella carta stampata le rispettive abbondanze di carbonio-12 e carbonio-13.  C’entra il clima ovviamente, ma l’ho messo su Oggi Scienza (sbagliando l’apice, mi hanno fatto notare, adesso ho corretto) nella rubrica “Anno internazionale della chimica” che nessun altro riempie. Per superare il disinteresse dei colleghi, e dei lettori presumo, ci vuole una news glamour come il giallo di Van Gogh.
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Nicola Nosengo, un collega che non ha di questi pregiudizi, mi segnala il festival della scienza Esperienza inSegna 2011 che si svolge a Palermo dal 19 al 28 febbraio, in gran parte dedicato a

una disciplina di cui noi giornalisti ci occupiamo poco.

Da un lato è un omaggio alla storia, a Stanislao Canizzaro e alla Palermo “capitale della chimica”, dall’altro una panoramica delle ricerche per l’ambiente, la sostenibilità, il risparmio di materiali e di energia, della chimica “responsabile” che contribuisce allo “sviluppo responsabile”, ai piaceri quotidiani e … ai 4732 modi di cucinare un uovo perfetto.

Quantum Theory of  Sniff
Forse il problema è che la chimica ha invaso le altre discipline e perso la propria identità?

Per es. ho parlato spesso qui e altrove di Luca Turin, un amico bio-fisico con una passione per i profumi di cui scrive insieme alla moglie Tania recensioni spassosissime, un naso da leoncino e dalla memoria eccezionale. Ha anche una teoria controversa sul funzionamento dei recettori dell’olfatto, secondo la quale non distinguono le molecole odorose dalla forma, ma dalle vibrazioni dei loro atomi. In base a quel modello teorico, Luca ha già calcolato e progettato parecchie molecole per sostituire additivi tossici. Chimica industriale, insomma.

Sui PNAS pubblica ora con Efthimios Skoulakis et al. dell’Alexander Fleming Biomedical Sciences Research Center a Vari (in Grecia dove mi prestava il suo wind-surf, uno dei primi portati in Europa), una ricerca di neurochimica, protagonista l’amata Drosophila melanogaster.

Hanno collocato via via una serie di moscerine in un “labirinto a T” . Al bivio potevano scegliere se svoltare verso una molecola di acetofenone contenente un atomo di idrogeno e verso una identica, ma con deuterio, più “pesante” dell’idrogeno e quindi dalle vibrazioni più lente. Doveva esserci una differenza nel profumo captato dalle loro antenne, perché sceglievano sistematicamente di svoltare verso quella all’idrogeno.

Per i fisici che avevano confermato il modello teorico con calcoli altrettanto teorici, è un altro punto segnato a suo vantaggio. I neuroscienziati obiettano che se fosse valido gli esseri umani dovrebbero distinguere tra un profumo al deuterio e uno all’idrogeno ma finora non ne sembrano capaci. Luca riconosce che non abbiamo il naso fino dell’impareggiabile moscerina, ci mancherebbe, ma non vede per quale motivo il meccanismo non sarebbe uguale in altri animali.

Dal punto di vista evolutivo e genetico, la penso come lui perché nel nostro genoma si sono identificati geni “spenti” omologhi a quelli dell’olfatto attivissimi in altre specie  dal fiuto potente, nostre parenti più strette della Drosophila.

Salvo obiezioni di socie e  soci dopo attento studio dei papers e dei libri di Luca, sarei per accoglierlo nel Fan Club.

En passant, i PNAS anticipano on line una ricerca di biochimica su come le diatomee assorbono CO2 e – raccomandato alle Ong – un paper gratis sulle pratiche agricole che preservano gli ecosistemi.