Anzi, di più


Era un po’ che trascuravo il globalcoolismo locale, ma il tempo stringe e con le domande faccio prima. Quanto ci metterà il ten. col. G. Guidi a

– aprire una rivista di meteorologia (se non abb.: sunto qui)
– scoprire che il caldo, non il vento, “governa i ghiacci artici”
– avvisare le truppe  in “sciarpe e capelli” che il global cooling previsto per gennaio sta tardando e slegarle dal calorifero?

Vedi per es. post di Climate Monitor 18 novembre e 27 gennaio.

E il tuttologo Morabito, venuto in soccorso all’alt. uff. dell’Aeronautica, crede che

– il titolo “E tu climatologo” riguardi qualcuno del Met Office
– l’inverno finisca il 30 dicembre
– una temperatura locale abbia qualche attinenza con il clima
– qualunque bufala di Monford vada tradotta anche se la fondazione Bruno Leoni non paga?
Vedi post del 4 febbraio.

Ne avevo anche per Claudio Costa sul suo post del 16, ma forse non servono. Un collega coraggioso s’è dissociato, magari C.C. si chiede già come mai. Criticava un ragionamento di Steph (e della Difesa americana, della Banca Mondiale, dell’Unep ecc.) per negare (sorpresa) che la rivolta in Egitto avesse a che fare con “il pane”. A suo avviso è colpa della sovrappopolazione, venticinque anni fa i prezzi dei cereali sarebbero stati ininfluenti. Ma in Egitto il tasso di fecondità cala da trent’anni, da dieci è attorno a quello di sostituzione (la mortalità infantile è ancora sopra il 23 per mille) e soltanto l’anno scorso – stima Unicef – potrebbe essere 3,1.

Sorpresa, bis: a C.C. basta un dato per ribaltare la tendenza. Quindi mi limito a ricordargli che il filtro blocca  i commenti con link a siti di disinformazione.

Tutti fedeli alla linea del primo ministro, insomma…