Brouhaha


Si discute parecchio del segnale registrato da un esperimento del Tevatron,  che le statistiche trovano significativamente discordante rispetto alle previsioni teoriche del modello standard. Ha bisogno di una rinfrescata, perfetto. Però si sente dire da parecchio senza che si riesca a scovare la presunta particella. Come dice il portavoce dell’esperimento Giovanni Punzi, ci andiamo cauti. All’idea che il segnale e la particella siano reali

siamo molto emozionati perché sarebbe così importante che quasi ci spaventa e pensiamo a ogni possibile spiegazione alternativa

senza trovarne per ora. Qualcuno sospetta che risultati simili escano guarda caso quando il Tevratron ha finito i soldi e sta per chiudere. “Non l’oca di sicuro,” però aspetta a scommettere un altro cappuccino dopo questo che aspetta dal 2004, questo dal 2008 e tre o quattro da allora.

Oca’s Digest: Science
Veloce, perché domani all’alba vado a Pistoia e il tempo stringe. Negli Stati Uniti si acuisce il conflitto tra agricoltura bio e biotech, scrive Eric Stokstad. I consumatori non vogliono verdure contaminate con geni da piante Ogm, le loro associazioni fanno controlli sulle verdure bio, se queste non lo sono denunciano gli agricoltori bio, questi denunciano gli agricoltori biotech e a guadagnarci sono gli avvocati.

Il Dip. dell’agricoltura lascia le multinazionali delle sementi-e-diserbanti decidere le regole per evitare il flusso genico, come di recente per la barbabietola e l’erba medica, ma nessuno controlla per vedere se sono rispettate né sanziona le violazioni. Per la prima volta però, il Dip. ha accettato di discutere

il desiderio più controverso della comunità bio: un fondo di rischio che risarcirebbe i coltivatori bio quando non possono vendere sui mercati contrari al biotech. L’idea fa orrore all’industria biotech secondo la quale addossare il rischio a chi sviluppa la tecnologia bloccherebbe l’innovazione

E potrebbe incentivarla come in altri casi, ma intaccherebbe i profitti che aumentano in proporzione inversa al reddito dei coltivatori sia bio che biotech.

E’ per soli abbonati anche l’articolo sulla ricercatrice Carol Mallory-Smith che dal 2003 misura il flusso di transgeni. Il suo effetto è stato molto sottovalutato, dice, soprattutto nell’Oregon fertile e ventoso dove lavora. E’ attaccata dall’industria e difesa dalla “comunità bio”, anche se non è contraria agli Ogm. Trova solo esasperante la sicurezza con la quale produttori ed enti statali sostengono che il flusso non è un problema e anche se lo fosse, sarebbe facile da evitare.

Più e meno ozono in alta quota
Cala l’ozono stratosferico dalle nostre parti, intese più come Bretagna Grande che Padania, mentre sopra il Polo Sud starebbe ricrescendo 8 anni prima del previsto: del 15% circa nell’ultimo decennio, anche una volta fatta la tara per le variazioni naturali, secondo una ricerca di Murry Salby et al., in uscita, e una di Lorenzo Polvani et al. già uscita sulle Geophysical Research Letters.

Creo-bigoilisti
La Camera del Tennessee ha approvato con 70 voti a favore e 23 contrari una legge grazie alla quale durante le ore di scienza si possono insegnare nelle scuole statali versioni alternative delle teorie scientifiche. Dai resoconti, la seduta è stata esilarante. Non per gli italiani ancora furenti perché sotto un precedente governo Berlusconi, la ministra Moratti aveva nominato il prof. De Mattei vice presidente del CNR. Né per le truppe di Climate Monitor che andranno in visibilio leggendo che i deputati repubblicani sono felici della sconfitta dei “bulli intellettuali” che negli anni ’60 avevano portato il paese su una china scivolosa.

E’ che Sheila Butt – a destra sulla foto – ha ricordato che

al liceo avevamo dovuto rinunciare alla lacca per capelli Aqua Net per il timore che causasse un riscaldamento globale. Poi gli scienziati hanno detto che forse avevamo fatto male perché in realtà (sic) la lattina di aerosol assorbiva i raggi della Terra e ci proteggeva dal riscaldamento globale.

Nessuno dica che sono biased verso le donne.

A proposito
L’Economist pubblica un editoriale e un articolo sui risultati del censimento in India pubblicati il 31 marzo. Solo nel Kerala il tasso di nascita per maschi e femmine corrisponde a quello mondiale, negli altri nascono molto meno bambine e di conseguenza la condizione femminile peggiora, come in Cina.