Pense-bête nel caso la Boiron mi accusi di averla diffamata.
Ieri alla presentazione dei rilevatori di bufale al Politecnico, c’erano due inviati della Boiron che mi hanno fatto salire la senape al naso: una signora che ha solo accennato a studi clinici in corso in India e un “farmacologo” che prendeva nota dei miei errori e poi me li ha elencati.
Uno l’ho fatto di sicuro, ma lo interessava poco: ho esagerato il margine di profitto della sua multinazionale. Un paio di anni fa avevo calcolato a occhio una media di 5 anni, per un paragone con la Novartis. Mi era venuto attorno al 35-37%, in base agli utili netti del 12-15% più l’8-10% di investimenti in “ricerca”, più quelli nei metodi di produzione, pubblicità e “formazione”. Ma potrebbe essere attorno al 30-35%, comunque meglio della Novartis e si vede dai dividendi.
Aveva contestazioni più importanti. Nel commentare questa foto avevo parlato, non dell’inesistente oscillococcinum di cui la sua multinazionale ha l’esclusiva, ma di saccarosio industriale. “Per onestà intellettuale” avrei dovuto dire che nei flaconi mostrati c’era anche “fruttosio”. Lo sapeva perché come farmacologo omeopatico, fa le analisi chimiche con lo sguardo?
Non è vero, diceva, che Boiron ha investito in India o in Cina (attraverso la sua partecipazione dal 2005 nei laboratori Pierre Fabre che là vendono soprattutto cosmetici).
Non è vero che “l’effetto dei rimedi omeopatici è solo quello placebo, dal greco piacere”, tant’è che la loro efficacia superiore al placebo “è stata confermata da una Cochrane review, il gold standard. ”
Non è vero quindi che finora l’unico beneficio superiore al placebo mai trovato dalle meta-analisi Cochrane e altre riguardi soltanto alcuni rimedi erboristici e l’agopuntura.
E non è vero che Boiron venda uranio nitrico…