Il 15 luglio, il climatologo Roy Spencer dell’università dell’Alabama che da 20 anni le sbaglia tutte, annunciava un proprio paper accettato per la pubblicazione da un vero giornale scientifico. E’ Remote Sensing, un recente arrivo nell’open access, mica l‘International Journal of Remote Sensing.
Mandare un articolo che non parla di telerilevamento a una rivista specializzata nel telerilevamento, sa di disperazione e decine di rifiuti, come mandare il pezzo sul bosone di Higgs a Cucina italiana.
D’altronde può contare su James Taylor, il suo collega allo Heartland “la CO2 fa bene” Institute, per ricopiare il comunicato stampa che si è scritto con qualche insulto in più e sotto il titolo “Nuovi dati NASA fanno esplodere un’enorme buca nell’allarmismo sul riscaldamento globale”.
Certo, viene dileggiato per aver costruito, assistito da Danny Braswell, un modello “semplice”, quasi, casalingo del clima con tutti i parametri liberi, comodi per far coincidere la tendenza delle temperature auspicata con quella estratta senz’alcun margine d’errore dai dati del satellite Aqua. Per asserire che soltanto variazioni casuali nella copertura nuvolosa possono produrre un riscaldamento globale e negare 800 mila anni di storia della Terra.
Ma lui sa che è stata creata dal Signore insieme a un feedback rinfrescante a partire dal 2000, in tempo per salvare l’Alabama dalla cottura. (Agg. 30 luglio: per contestazioni più puntuali, rif. Realclimate).
Faith-based energy?
Ho l’impressione che Ugo Bardi non creda al miracoloso E-cat dell’ing. Rossi.